domenica 27 luglio 2008

Una catena di indignazione

Aderisco volentieri all'invito dell'amico blogger Arcadia Simone pubblicando anch’io i miei tre punti d’indignazione sul discorso "Italia".
Le regole di questa iniziativa bloggatica sono due:
- indicare nel proprio blog tre cose di questa nostra Italietta che riteniamo disgustose, vergognose, che ci fanno venir voglia di urlare il nostro disprezzo e pensare che sarebbe meglio vivere da un'altra parte;
- invitare 5 blogger a fare altrettanto nei propri blog, indicando i loro link e spiegando perché scegliamo proprio loro.
1) La forbice tra ricchi e poveri, tra tutelati e precari, tra governanti e sudditi, tra Casta e Popolo è sinceramente disgustosa.
2) Il ritorno preponderante e pericoloso di ideologie razziste e fasciste, che vedono nell'Altro, nel Diverso un pericolo da combattere (rom, migranti, gay, meridionali, ecc...)
3) L'attacco costante alla Costituzione repubblicana (nata dalla Resistenza e dall'antifascismo), allo Statuto dei Lavoratori, alla Magistratura e alla Storiografia nazionale, con una rivalutazione dei repubblichini fascisti ed una condanna dei Partigiani, ultimi eroi nazionali.

lunedì 21 luglio 2008

E' davvero bello.



PADOVA - Apre al Pd e sbeffeggia l'inno di Mameli. Poi se la prende con "i professori che non vengono dal nord". Umberto Bossi arriva al congresso della Liga Veneta-Lega Nord e usa toni concilianti verso i democratici: "C'è spazio, siamo pronti ad accogliere le proposte del centrosinistra sul federalismo. Da parte nostra non ci sarà una chiusura al Pd e a Veltroni". Parole che arrivano dopo che ieri il Senatur aveva dichiarato la sua piena sintonia con Silvio Berlusconi sulla riforma della giustizia. Con cui, oggi, non si è ancora sentito: "Mi sembra abbia altro da fare in questo momento". Poi Bossi sale sul palco e arringa i delegati. Il primo affondo, accompagnato da un inequivocabile dito medio alzato, è contro l'inno di Mameli: ""Non dobbiamo più essere schiavi di Roma. L'Inno dice che 'l'Italia è schiava di Roma...', toh! dico io". Secondo affondo contro lo Stato "fascista": "E' arrivato il momento, fratelli, di farla finita". Poi tocca al federalismo. Il leader del Carroccio si dice favorevole alla perequazione tra le regioni più ricche e quelle più povere. Ma con criteri diversi da quelli attuali: "Deve essere una perequazione giusta, non come è adesso, dove chi più spende più ha soldi dallo Stato. E' una truffa, è uno schifo". Capitolo scuola. Per Bossi è ora di dire basta "al far martoriare i nostri figli da gente che non viene dal Nord. Un nostro ragazzo è stato 'bastonato' agli esami perché aveva portato una tesina su Carlo Cattaneo". Quindi Bossi chiama al suo fianco la parlamentare leghista Paola Goisis, della commissione Cultura della Camera, che rilancia: "Gli studenti italiani sanno tutti i sette re di Roma ma non sanno neppure un nome di un doge della Repubblica Serenissima".
Di grande effetto anche la tirata sul Lombardo-Veneto che "ha la forza di battere chiunque, di abbattere gli Stati e forse sarà necessario farlo. Ogni volta che il Lombardo-Veneto si è unito, ha vinto".






E' davvero bello, per me meridionale, sapere che il PD vuole discuter di federalismo con lor signori. E' davvero bello, per me meridionale, sentirmi dire queste cose. E' davvero bello, per me meridionale, constatare che il presidente Napolitano rimane per l'ennesima volta in silenzio.

sabato 19 luglio 2008

La Cloaca Gasparri


"La cloaca del Csm correntizzato, partitizzato e parcellizzato è uno scandalo che offende gli italiani". Con queste parole si è espresso ieri il capogruppo al Senato del Pdl, l'ex ministro Gasparri. E' chiaro che è stato frainteso. Non si sarà certamente espresso così. I soliti comunisti hanno citato la sua frase estrapolandola dal contesto. Infatti il PD ha subito chiesto scusa. Perchè Veltroni, in uno slancio bolscevico, si era permesso di dire: "Con questi toni, il dialogo si interrompe!". Il dialogo? A me non sembra che Berlusconi e i suoi ras siano interessati a dialogare con qualcuno che non sia texano o residente in Vaticano.

Chiaramente il Presidente della Repubblica, Giorgione Napolitano, che è anche presidente del CSM (secondo quel fogliaccio antifascista chiamato Costituzione), non ha detto una parola: nun sia mai ca Berlusconi si incazz!

Intanto il Mago Silvion ha fatto o'miracolo: la spazzatura è scomparsa dalle strade di Napoli. Sembra sia comparsa in altre zone della Campania, ma probabilmente è solo una voce messa in giro da qualche irriducibile brigatista rosso.

Intanto Gasparri, autore della omonima legge che è stata condannata dalla Unione Europea in quanto viola i più semplici e basilari principi democratici, è prontamente tornato sui suoi passi: praticamente, una marcia (su Roma) all'indietro. Ha detto che il dibattito radiofonico a Radio Radicale aveva raggiunto livelli tali che anche i suoi toni sono stati eccessivi. La Russa ha subito confermato: "Da noi, massimo rispetto a Napolitano e al CSM". Storace ha chiosato, dicendo una cosa di destra: "A froci!". Veltroni subito: "Ok, dialoghiamo?".

martedì 15 luglio 2008

Stanno realizzando il programma della P2



La famigerata loggia massonica Propaganda 2, meglio nota come P2, realizzò nel 1976 circa un manifesto programmatico, dal titolo "Programma di Rinascita Nazionale": in pratica, veniva organizzato un colpo di stato morbido, con una involuzione autoritaria delle istituzioni, la predominanza del potere esecutivo su quello legislativo e giudiziario, l'espulsione dei comunisti dalle istituzioni, il controllo della informazione e l'infiltrazione nel sistema bancario, finanziario e militare.

Ora posterò alcuni punti del Piano piduista, e credo noterete la strabiliante e preoccupante convergenza con ciò che si sta realizzando in Italia in questi anni, specie quando al governo sedeva o siede Silvio Berlusconi, iscritto alla loggia massonica P2 col numero di tessera 1816.



  • la responsabilità civile (per colpa) dei magistrati, cioè la criminalizzazione della magistratura che viene costantemente portata avanti da Berlusconi e dai suoi ras;


  • la normativa per l'accesso in carriera (esami psico-attitudinali preliminari), cosa che è stata proposta qualche tempo fa per verificare la "sanità mentale" dei giudici;


  • riforma del Consiglio Superiore della Magistratura che deve essere responsabile verso il Parlamento (modifica costituzionale), cioè la sottomissione del potere giudiziario rispetto a quello esecutivo;


  • riforma dell'ordinamento giudiziario, di cui Castelli prima e Alfano ora sono i portabandiera;


  • eliminazione delle festività infrasettimanali e dei relativi ponti, cosa già avvenuta con le note "festività soppresse";


  • concessione di forti sgravi fiscali ai capitali stranieri per agevolare il ritorno dei capitali dall'estero, realizzata dal governo Berlusconi 2001-2006;


  • controllare la pubblica opinione media nel vivo del Paese, con l'acquisizione di giornali e televisioni (Rete4, scalata al Corriere della Sera, acquisto della Mondadori, legge Gasparri, decreto sul digitale terrestre, ecc...);


  • divisione delle competenze delle camere, cosa proposta anche dal Pd veltroniano;


  • realizzazione di due soli schieramenti politici (centrodestra e centrosinistra), col taglio delle ali estreme (infatti la sinistra è scomparsa dalle istituzioni);


  • privatizzazione della Rai, che è nei programmi di Berlusconi da almeno 15 anni;

Eccovi serviti! Quando sentirete Berlusconi o Veltroni o qualunque altro esponente politico parlare di queste cose, capirete che c'è il rischio di realizzare in Italia il programma eversivo ed autoritario della P2.

lunedì 14 luglio 2008

Il mondo si è fermato. La dittatura prosegue.

Sono decenni che ci dicono che il mondo corre veloce, che non ci aspetta, che i treni passano a tutta velocità e se non li prendiamo non ripassano più. Allora ho fatto un esperimento: non ho scritto su questo blog per circa 20 giorni. Oggi, 14 luglio, mi sono deciso a riprendere carta inchiostro e calamaio, e di dire la mia sul mondo.
Non è cambiato un cazzo.
Palestinesi ed israeliani continuano ad uccidersi, anche se testa d'asfalto si dice ottimista sulla pacifica risoluzione della questione mediorientale.
In Afghanistan non sono ancora riusciti ad esportare la democrazia (ieri 9 morti tra i marines americani, record degli ultimi tre anni).
Il G8 giapponese ha deciso di non decidere, come ogni G8 che si rispetti.
Passando all'Italia, Berlusconi è al governo e continua a realizzare la sua dittatura morbida. Veltroni cerca di dialogare (con chi, nessuno lo ha capito). Casini dice si, anzi no, anzi forse. La sinistra extraparlamentare (mi fa senso chiamarla così) non si è ancora ripresa dalla batosta elettorale.
Insomma...nulla di nuovo sotto il sole. Alla faccia del mondo in continuo movimento.
Il Mondo si è fermato, fratelli. Non fa più un passo in avanti, un minimo progresso, un avanzamento culturale, politico, economico o sociale.
L'unica novità di rilievo è stata la Rinascita di una Opposizione in Italia: Tonino Di Pietro ha organizzato e realizzato, in sole 2 settimane, una manifestazione a Piazza Navona che ha visto la partecipazione di circa 50mila persone. Il No Cav Day ha visto la partecipazione di Marco Travaglio, della Guzzanti (che ha sparato forte e preciso, porca miseria!) e di Beppe Grillo in audioconferenza. L'hanno chiamata "manifestazione dell'antipolitica": a me invece è sembrata l'unica iniziativa realmente politica degli ultimi 20 giorni. E lo dico andando oltre le facili battute sulla Ministra Pompinara (alias Mara Carfagna, professione soubrette) e sulle intercettazioni: il problema è di vera e propria emergenza democratica! Non so voi, fratelli, ma io ho paura, davvero paura, che la già flebile ed imperfetta democrazia italiana sia in grave pericolo: le leggi ad personam rischiano di diventare vere e proprie leggi costituzionali!
Posterò più tardi il programma della P2: noterete delle preoccupanti somiglianze con ciò che sta realizzando il CaiNano.
Inoltre ho messo anche un sondaggio, che durerà tre anni: il tempo che ci mise Mussolini a realizzare il suo regime. Speriamo che i corsi e ricorsi di vichiana memoria non ritornino.
Voi che ne pensate?

martedì 24 giugno 2008

Continuavano a chiamarlo Impunità

Qualche anno fa uscì un libro dal titolo emblematico: "lo chiamavano Impunità". Oltre all'ovvio riferimento al celebre spaghetti western "lo chiamavano Trinità", con Bud Spencer e Terence Hill, il libro evidenziava come le vicende giudiziare del quattro volte premier assomigliavano ad un Far West all'italiana. In qualsiasi altro paese "democratico" del Mondo, un personaggio come Berlusconi non potrebbe PER LEGGE far politica. Nella nostra italietta del c..zo, invece, tutto è consentito a chi ha i miliardi. Anche l'impunità, cioè la possibilità di non farsi processare. Alla peggio, di essere condannato in qualche grado di giudizio ma poi vedere il proprio reato prescritto per qualche legge approvata ad hoc da un parlamento di servi e lacchè. Il Caimano Silvio, oggi, ha ottenuto l'ennesima impunità: all'interno del decreto sulla sicurezza e immigrazione, il non mio premier ha inserito, e fatto approvare, una norma che sospende i processi per reati commessi prima del 2002. Guarda caso, proprio un processo in cui Berlusconi è accusato di corruzione (il Caso Mills) ha i requisiti per la sospensione. E come se non bastasse, il famigerato Lodo Schifani (immunità per le più alte cariche dello stato) sarà approvato tra poche settimane, e consentirà al Beslusca di non farsi processare fino a quando resterà al potere.
Faccio quindi un esempio: se berlusconi, tra cinque anni, venisse eletto Presidente della Repubblica (7 anni di mandato), le sue pendenze penali subirebbero uno stop di 12 anni, con la probabilità che molti reati attualmente perseguibili saranno tra 12 anni prescritti.
Se in Italia esistesse una vera Destra, legalitaria e giustizialista, o una vera Sinistra, vaccinata dal veltronismo, forse Berlusconi sarebbe stato processato.
"Anche se voi vi sentite assolti, siete lo stesso coinvolti" De Andrè

lunedì 16 giugno 2008

Sull'Esercito nelle strade.

2.500 militari impiegati in supporto alle forze dell'ordine. 6 mesi prorogabili solo una volta. Questa la proposta del Governo Berlusconi, per bocca del Ministro della Difesa La Russa, sulla cosiddetta "emergenza sicurezza".
Lo dico subito: per me è uno spot elettorale. Un modo per far vedere che con la destra al potere c'è maggior presenza dello Stato nel territorio, e pertanto maggior sicurezza percepita. Se si riuscisse davvero, in sei mesi o in un anno, a rendere più sicure le nostre città... io sarei addirittura a favore della militarizzazione dei nostri territori. Ma siccome sono di Napoli, e so bene che il problema criminalità a ragioni ataviche, addirittura pre-unitarie, so altrettanto bene che in un anno non si può fare nulla, se non diminuire le libertà dei cittadini, dare l'idea di un paese sull'orlo di una invasione o di una guerra civile, farci sentire cittadini di regimi sudamericani. Abbiamo già avuto (Genova 2001) la polizia cilena, ci stiamo avviando verso nuove leggi speciali???

sabato 14 giugno 2008

Irish said no!


L'Irlanda ha detto no. E vaffanculo ai burocrati europei, ai liberisti e ai financial men del vecchio continente. Vaffanculo ad una costituzione europea stomachevole nei contenuti e nelle forme, ispirata da Maastricht e senza anima. Stanno facendo l'Europa a tavolino, inventando nazioni (Kosovo) distruggendone altre (Jugoslavia) e fingendo di rendere europei anche chi europeo non è (Israele).

Il Trattato di Lisbona, questa indegna cartaccia a cui si è cercato invano di dare la dignità di Costituzione, è stato finalmente bocciato. Nonostante molti parlamenti (tra cui quello italiano) abbiano ratificato il trattato SENZA consultare democraticamente i rispettivi cittadini. In Irlanda, invece, la costituzione prevedeva che per cose di questo genero fosse OBBLIGATORIO indire un referendum, al fine di approvare o respingere la carta costituzionale europea. I fratelli irlandesi hanno votato convintamente NO, e siccome le regole comunitarie prevedono che la costituzione deve essere ratificata da tutti gli stati membri, il processo di Lisbona è stato arrestato. Momentaneamente? Certo che si, visto che i poteri forti sono già al lavoro per togliere questo fastidioso ostacolo democratico dalla strada dell'Europa. Il nostro Presidente, Giorgio Napolitano, ha detto che "chi intralcia l'Europa, vada fuori": in pratica, se non sei d'accordo con me, vai a fare in culo.

Questa è la democrazia su cui l'Italia e l'Europa sono fondate.

lunedì 9 giugno 2008

Io non mi sento italiano...

... ma per fortuna o purtroppo lo sono. Così cantava Giorgio Gaber.
Oggi inizia l'Europeo dell'Italia. Ed io, come un semplice tifoso, seguirò con attenzione le partite della Nazionale sperando in una vittoria. Lo farò con semplicità e senza particolare partecipazione, perchè io non mi sento italiano (anche se in effetti lo sono). Non mi sento italiano perchè l'Italia non mi piace e non voglio appartenerci. Sono nato qui, su questa terra, per puro caso. E non mi eccitano assolutamente parole quali Patria, Nazione, Popolo Italiano. Sotto la bandiera tricolore sono uniti popoli tra loro troppo diversi per tradizione, cultura, struttura socioeconomica, storia politica. Napoletani e Veronesi (in quanto tali, presi nella loro genericità) non potranno mai essere membri di una stessa nazione. L'operaio italiano è molto più "fratello" dell'operaio tedesco piuttosto che dell'imprenditore italiano. Le Nazioni, e peggio ancora gli Stati (da cui derivano le Nazioni), non sono altro che mercati che si sono dati delle regole, cancellando le identità culturali di un determinato comune o paesino o città.
Su cosa è unita l'Italia? Su cosa sono uniti gli italiani? Basta vedere il razzismo del Nord nei confronti del Sud, le case degli anni 50 fittate a tutti (tranne che ai meridionali), ed in ultimo la sordità del resto d'Italia nei confronti dell'emergenza rifiuti in Campania. Ed io? Dovrei sentirmi italiano? Stasera dovrei alzarmi in piedi e cantare l'Inno nazionale, che parla di unità e fratellanza di cui ormai non c'è traccia?
La Lega si permette di dire che se non gli diamo il federalismo fiscale, loro sono pronti ad armarsi per l'indipendenza! Il nostro Presidente della Repubblica che fa, che dice? N-i-e-n-t-e. Ed io dovrei far parte del medesimo popolo di quelli lì? Napolitano, ma mi faccia il piacere...
Forza ragazzi, vincete l'europeo. Ma se non vincete, dormirò benissimo lo stesso.

domenica 8 giugno 2008

Nè martire, nè eroe: Uomo.

A me i carabinieri non stanno simpatici. Così come i poliziotti, i finanzieri e compagnia cantante. Loro sono difensori dello status quo, gente che difende ciò che io voglio distruggere. Servitori di uno Stato che non merita niente. Pedine di un gioco troppo più grande di loro. Esseri esaltati dal "senso del dovere" e dalla "fedeltà alle istituzioni", le stesse istituzioni che imbrigliano i cittadini rendendoli sudditi.
A me i carabinieri non stanno simpatici, anche se so che sono persone come tutti, con le loro debolezze e le loro forze. Sono lavoratori. A loro va riconosciuto, sempre e comunque, l'onore delle armi. Ieri si sono svolti, a Pagani, i funerali di Marco Pittoni (32 anni), sottotenente dei carabinieri. Stava in fila all'ufficio postale, quando tre disgraziati hanno iniziato una rapina. Il sottotenente è intervenuto, riuscendo a sventare la rapina, ma è stato colpito alla gola da un proiettile esploso dai rapinatori. Dopo qualche ora di agonia, si è spento.
Per tutti, Marco Pittoni è un eroe. Con sprezzo del pericolo è intervenuto, pagando con la vita.
Per altri, i più retorici, è morto da carabiniere, intervenendo per sventare una rapina.
Per qualcuno, i più codardi, Pittoni si doveva fare i fatti suoi, e girarsi dall'altra parte.
Secondo me, Marco Pittoni non è un eroe, nè un martire, nè un esaltato. E' semplicemente - merce rara di questi tempi - una persona che non ha abbassato lo sguardo. Non si è girato dall'altra parte.
Marco Pittoni, uno che non si è girato dall'altra parte.

mercoledì 4 giugno 2008

Morti "straordinarie".

di MISAKO HIDA*
Repubblica ha pubblicato l'articolo che ha vinto il premio giornalistico "Media for Labour Rights", indetto dall'ILO, l'agenzia dell'Onu per i diritti del Lavoro. "Tutto il tempo che ho passato è stato sprecato". In una giornata di marzo del 1999, ancora prima che i germogli di ciliegio cominciassero a sbocciare, un ragazzo di 23 anni, Yuji Uendan, in preda a una forte depressione causata dall'eccesso di lavoro, si è tolto la vita. È stato trovato nel suo appartamento di Kumagaya, alla periferia di Tokyo, con quelle parole scribacchiate su una lavagnetta bianca che usava per l'elenco degli appuntamenti giornalieri. Uendan aveva lavorato per quasi 16 mesi come ispettore di apparecchiature per la produzione di semiconduttori, in una stanza asettica con una luce soffusa giallastra nella fabbrica della Nikon a Kumagaya, vestito dalla testa ai piedi con una divisa bianca sterile. Era stato assunto dall'appaltatrice Nextar (oggi Atest) che lo mandava per incarichi a termine alla Nikon, una delle principali produttrici giapponesi di macchine fotografiche e dispositivi ottici. Uendan faceva turni di giorno e di notte di 11 ore a rotazione, con straordinari e viaggi extra che gli facevano raggiungere le 250 ore al mese. Nel suo ultimo periodo di lavoro all'interno della fabbrica era arrivato a 15 ore consecutive senza un giorno libero. Soffriva di mal di stomaco, insonnia, intorpidimento delle estremità. In poco tempo era dimagrito di 13 chili. "Aveva la faccia molto tirata" racconta la madre, Noriko Uendan, 59 anni, che ha cominciato a soffrire di angina dalla morte del figlio e ora porta sempre con sé pillole di nitroglicerina. "Mi fa soffrire pensare a quanti giorni è rimasto lì, da solo, prima che lo trovassero".


Nel marzo del 2005, il tribunale distrettuale di Tokyo ha dichiarato che sia la Nextar sia la Nikon erano da ritenersi responsabili per la morte di Uendan e ha ordinato a entrambe le aziende il risarcimento dei danni. "È stata una vittoria senza precedenti per i lavoratori temporanei", ha detto l'avvocato di Uendan, Hiroshi Kawahito, che è anche segretario generale del Consiglio di difesa nazionale per le vittime di "Karoshi". L'espressione giapponese che sta a significare "morto per eccesso di lavoro" ormai è stata adottata anche dalla lingua inglese, basta consultare il dizionario Oxford. "Si è trattato del primo caso in cui non solo l'azienda che forniva personale temporaneo, ma anche quella che lo riceveva, sono state condannate per negligenza" ha aggiunto Kawahito. Ma la causa non è conclusa. Entrambe le aziende sono ricorse in appello, ma la madre della vittima non intende darsi per vinta. La battaglia legale perciò continua alla corte d'appello di Tokyo, dove alla fine di gennaio si è tenuta la dodicesima udienza. "Negli ultimi anni, sempre più lavoratori temporanei sono stati costretti a lavorare tanto quanto i dipendenti a tempo pieno ed è molto comune che le società appaltatrici forniscano illegalmente ai propri clienti dipendenti di fatto come se fossero interinali o temporanei", dice Koji Morioka, professore di economia e autore di The Age of Overwork, L'era del lavoro eccessivo. "Visto lo status quo, il caso di Uendan ha un'importanza particolare perché si è trattato in assoluto della prima richiesta di indennizzo per il suicidio di un lavoratore temporaneo a causa di straordinari ed eccesso di lavoro." La questione del "karojisatsu", letteralmente "suicidio dovuto all'eccesso di lavoro" è un problema serio in Giappone. Il numero di suicidi è aumentato drasticamente, superando i 30 mila casi dal 1998, quando il tasso di disoccupazione raggiunse un record dai tempi del dopoguerra. Secondo gli ultimi dati dell'Organizzazione mondiale della Sanità, il numero di suicidi in Giappone è quasi il doppio di quello negli Stati Uniti. L'ultimo studio dell'agenzia di Polizia nazionale giapponese evidenzia che nel 2006 si sono tolte la vita, in tutto il paese, 32.155 persone. Kawahito stima che più di cinquemila suicidi ogni anno sono il risultato della depressione causata da eccesso di lavoro. Secondo le ultime stime dell'Organizzazione internazionale del Lavoro, ILO, il Giappone detiene il primato di dipendenti che superano le 50 ore a settimana (28,1 per cento), mentre nella maggior parte dei paesi dell'Unione Europea, la cifra non va oltre il 10 percento (in Italia siamo al 4,2 per cento). "L'era del lavoro eccessivo" riporta che la quota di ferie retribuite da parte dei dipendenti giapponesi è scesa al 47 percento nel 2004 dal 61 per cento del 1980. "I troppi straordinari quasi impediscono ai lavoratori di godere di ferie retribuite e questo costituisce un problema" sostiene Kosuke Hori, a capo dell'Associazione giapponese degli avvocati del lavoro. Il Giappone non ha ratificato alcuna Convenzione dell'ILO sull'orario lavorativo, comprese la Convenzione 132 relativa alle ferie retribuite e la Convenzione 1 sulle ore di lavoro. La legge nazionale non mette un tetto al lavoro straordinario per certe professioni e in certe condizioni. "Quando si tratta di ore lavorative - Marioka scrive nel suo libro - in Giappone non c'è alcun riferimento agli standard internazionali". "Ho giurato su mio figlio mentre era in coma che non mi sarei mai arresa - ha detto la madre di Yuji Uendan - e spero davvero che in futuro le aziende giapponesi lascino avere vite dignitose ai propri dipendenti, tanto da arrivare a morire di vecchiaia".
*Misako Hida è una giornalista freelance giapponese che scrive da New York per le riviste The Economist, Sunday Mainichi, Toyo Business e Newsweek Japan. Con l'articolo "The Land of Karoshi" ha vinto il premio giornalistico "Media for Labour Rights" istituito dal Centro internazionale di formazione dell'ILO, che ha sede a Torino. L'ILO è l'agenzia dell'Onu per i diritti del lavoro e il premio, alla sua prima edizione, è legato al progetto di formazione per giornalisti e operatori dei media volto a diffondere la conoscenza degli standard internazionali del lavoro. In questi giorni si tiene a Ginevra la 97° Conferenza Internazionale del Lavoro, appuntamento annuale in cui l'ILO riunisce i rappresentanti dei ministeri del welfare, delle organizzazioni sindacali e delle imprese di tutto il mondo per discutere delle tendenze globali dell'occupazione e promuovere il lavoro dignitoso (Decent work).

lunedì 2 giugno 2008

Der Stirner

Ciò che segue è un pezzo della pagina di Wikipedia dedicata ad uno dei pensatori più originali e ribellisti (non rivoluzionari, si noti bene) della storia: Max Stirner, la cui opera "L'Unico e la sua proprietà" mi affascina ancora oggi. In particolare, in questo passo si parla della concezione politica di Stirner, dell'individualismo e della libertà. Voi che ne pensate di queste idee?
Stirner pone l’individuo al centro del mondo in quanto è già dotato di per sé di una sua assolutezza: anche la libertà deve essere assoluta in sé e per sé, se non lo fosse non sarebbe più libertà, non dobbiamo cercare di limitarla. Va da sé, però, che un siffatto modello di libertà non è praticabile perché la libertà di un individuo non può coincidere con quella di un altro individuo. Sta, comunque, di fatto che la libertà può essere esclusivamente assoluta.
Il problema risiede nel trovare un compromesso tra libertà assoluta (impraticabile) e libertà determinata (che non è autentica libertà). Stirner sceglie la libertà individuale: “si può perdere la libertà, ma la libertà spetta solo a noi”, è una scelta momentanea che si presenta all’individuo in ogni momento della sua vita. L’individuo deve avere la proprietà della libertà, non basta dirsi liberi, io devo poter fare o non fare ciò che desidero; a Stirner non interessa realizzare l’ideale della libertà, quello a cui punta è di avere la libertà, l’uomo diventa libero se riesce a sottoporre la libertà al proprio volere (non basta l’ideale).
La libertà deve liberare l’unicità quale dimensione autentica dell’individuo, la libertà così posta è teoricamente infinita e senza confini, io individuo e solo io posso sottoporla a dei limiti. La libertà così intesa si esplica al di fuori di ogni codificazione; è possibilità di essere, di avere, etc. Per sfruttare la mia libertà posso usare ogni mezzo, addirittura l’ipocrisia e l’inganno. Dal punto di vista delle istituzioni politiche non vi può essere alcun rapporto tra istituzioni e libertà dell’individuo, il diritto, solo per il fatto di esserlo, si pone al di fuori della mia individualità (in quanto è stato elaborato con strumenti che esulano, appunto, dalla mia individualità).
I diritti mi sono stati concessi e non sono atto della mia libertà: basta ciò per considerarli un qualcosa che imbriglia la libertà; non sono io che mi approprio dei diritti, sono un qualcosa che gli altri mi concedono, importa poco se questa concessione avvenga ad opera di pochi, uno o molti. Si tagliano, così, i ponti anche con una concezione politica ultrademocratica: è sempre un qualcosa di collettivo, a Stirner interessa invece l’individualità.
Una parte importante dell'"Unico e le sue proprieta'" dimostra come non esiste una vera e assoluta "libera concorrenza" in presenza di uno Stato. La libera concorrenza significa "egalité" davanti allo stato; e l'uguaglianza di fronte al "fantasma" di uno Stato dissolve quella che è la concezione stirneriana dell'Unico come differenza assoluta, e non differenza "da". Si concorre sempre e solo con la grazia dello Stato. Lo Stato, in altre parole, concede diritti (tra i quali quello di potere essere in concorrenza) solo per formarsi dei "servi".
Stirner cerca di differenziare più volte la rivoluzione con la rivolta; la rivoluzione è del popolo, mentre la rivolta è del singolo. Questo svalutazione del concetto di rivoluzione è in qualche modo pensata anche da Klossowski,filosofo francese. L'Unico di Stirner non è l'ennesimo fantasma della metafisica occidentale: non c'è un'essenza umana,un modello a cui l'uomo singolo, l'Unico si deve adeguare o con il quale deve fare i conti. L'unico si autofonda.
Non si deve lottare,secondo Stirner,per il "diritto" alla liberta'(di stampa,di parola ecc.ecc.). Su questo punto concorda anche Baudrillard in "Lo scambio simbolico e la morte": Baudrillard accenna al carattere mistificatorio di chi si batte per il diritto alla sicurezza. Della sicurezza in sè per se' a nessuno importa. E questo perche' la sicurezza è il prolungamento industriale della morte.

mercoledì 28 maggio 2008

IL RITORNO DEL FASCISMO

Secondo molti “osservatori”, non è corretto parlare di ritorno dei fascisti. Secondo (pochi) altri, invece, i fascisti stanno realmente riprendendo forza. Secondo me, infine, non bisognerebbe parlare di ritorno dei fascisti: è più corretto parlare di ritorno del fascismo. L'espressione andrebbe usata al singolare, in quanto gli ultimi accadimenti di cronaca dimostrano che non è in atto una ripresa di vigore di alcuni singoli estremisti di destra che, autonomamente o in piccoli gruppi, stanno facendo tornare il Paese indietro di decenni; si tratta, bensì, di un'autentica riorganizzazione del movimento fascista, sotto nuove (ma non per questo meno pericolose) forme. Oltre a ricordare, cosa quanto mai urgente, che la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione della Repubblica Italiana sancisce il divieto di riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del partito fascista (e quindi andrebbero dichiarate illegali e sciolte tutte quelle organizzazioni, tipo Forza Nuova, che si rifanno anche esplicitamente al fascismo), andrebbe anche rivisitata la storia d'Italia, sia quella riferita al regime mussoliniano, sia quella degli anni 60 – 70: il fascismo, come progetto politico, non è certo morto con Mussolini a Piazzale Loreto! Dalla nascita del Movimento Sociale, la galassia fascista ha avuto una costante e pericolosa legittimazione da parte della DC che spesso, ignorando l'infausta previsione di Giolitti, ha utilizzato l'MSI come deterrente all'avanzata delle sinistre (e del PCI in particolare). Ecco spiegate, quindi, le stragi di stato che i servizi segreti “deviati” (altro che deviati... diritti diritti) hanno talvolta coperto, talatra organizzato usufruendo della manovalanza fascista. Per non parlare, poi, delle esperienze di gruppi quali Ordine nuovo, Nar e Avanguardia Nazionale, sigle che a molti nostri coetanei non dicono quasi nulla. E ciò dimostra che l'opera di cancellazione della memoria storica d'Italia ha avuto, certamente, risultati importanti: oggi i partigiani sono criminali, mentre i repubblichini sono le vittime; oggi Auschwitz è una menzogna, mentre le Foibe una triste verità; i Nar sono dei poveri pazzi, mentre le BR sono dei pericolosi rivoluzionari; la bomba alla stazione di Bologna l'ha messa Nonsisachi; non dedichiamo le strade ad Arafat (premio nobel per la pace) ma si discute di dedicarle ad Almirante (fucilatore di partigiani).Oggi, anno 2008, abbiamo la caccia all'immigrato e all'omosessuale, gli scontri all'università, elezioni festeggiate a braccio teso, eccetera eccetera. Abbiamo revisionismo storico (che talvolta sfocia nel più bieco negazionismo) e tolleranza nei confronti degli atteggiamenti fascisti (so ragazzi...): a Verona, 5 fascisti uccidono un ragazzo, ma tutti corrono in tv a dire che è da escludere il movente politico; a Roma, un gruppo di fascisti massacra un negoziante proveniente dal Bangladesh, ma non si può dire che dietro vi sia una regia politica; Forza Nuova accoltella gli studenti all'università, ma Roberto Fiore va in tv a dire che FN è contro la violenza.
Fino a quando gli antifascisti staranno zitti e, cosa più grave ancora, fermi?

giovedì 22 maggio 2008

Il crollo del muro.

No. Non sto parlando del famoso, e famigerato, Muro di Berlino. Parlo di un muro fatto di carne, muscoli, sudore e lacrime.
Parlo di John Terry, difensore centrale, capitano del Chelsea e della nazionale inglese. Un omone di 186 cm per 91 kg, 28 anni il prossimo dicembre. Un omone che ieri sera, sotto la britannica pioggia di Mosca, si è sciolto in un mare di lacrime.
Premessa: non sono un simpatizzante del Chelsea, squadra ricca e sopravvalutata (secondo me). Eppure ieri, al termine della finale di Coppa dei Campioni (io la chiamo ancora così, e chi la chiama Champions è pregato di andare a farsi fottere dal fratello di Anelka...), quando il Man United ha alzato la coppa dalle grandi orecchie, ero dispiaciuto. Perchè avevo visto un uomo, John Terry appunto, essere il migliore in campo; non sbagliare un intervento; preciso nelle chiusure e negli anticipi; grintoso e duro, ma sempre corretto. Ho visto Terry svettare di testa con una potenza disarmante, salvare un gol sulla linea con una proibitiva torsione del collo. Ho visto Terry trascinare, da vero capitano, la propria squadra fuori dalle sabbie mobili di un primo tempo in balia del più tecnico e spocchio Man U, risorgere in un secondo tempo concluso con un palo di Drogba, dominare i supplementari colpendo una traversa nonostante l'inferiorità numerica (espulso Drogba). Ai rigori, un fastidioso ed atteggiato Cristiano Ronaldo ha sbagliato un rigore calciato, come sempre, in maniera irregolare. Il rigore decisivo per il Chelsea lo calcia John Terry. Il Capitano sistema il pallone sul dischetto, conscio che è a 11 metri dalla storia, dalla prima Coppa dei Campioni nella storia del club di Stanford Bridge. La sua è stata una partita perfetta, e lui può consegnare l'epica vittoria alla squadra per cui da bambino ha tifato, ed in cui gioca da quando ha 14 anni. Terry prende la rincorsa, spiazza Van der Sar, ma... scivola in prossimità del dischetto e calcia fuori!
Quello che è successo dopo, lo avete visto tutti.
Io ho solo un'immagine in testa: gli occhi rossi e lucidi di un gigante che ieri avrebbe voluto essere piccolo piccolo, nascondersi come una formica nel prato bagnato dello stadio moscovita. Quel gigante, ieri, non aveva la forza di salire le scale a testa alta.
Non è giusto, John. Dovevi salire le scale a testa alta. Perchè tu ieri sera hai giocato una partita memorabile, e se il Chelsea è stato ad un millimetro dalla Coppa, il merito è stato soprattutto tuo.
P.s.: non succederà mai, lo so. Ma se mai un giorno mi capitasse di giocare contro Cristiano Ronaldo, che mi punta e mi fa le solite tre - quattro finte inutili ed irritanti, gli darò un calcio sul ginocchio col piede a martello! Così poi vediamo se fa ancora il frocio provocatore...
tratto da Avanti a Gamba Tesa - http://avantiagambatesa.blogspot.com

sabato 17 maggio 2008

Il denaro non è commestibile



Il modello di sviluppo occidentale ha distrutto, con la sua penetrazione, le economie di sussistenza (autoproduzione e autoconsumo) dei Paesi che noi chiamiamo Terzo Mondo, su cui quelle popolazioni avevano vissuto, e a volte prosperato, per secoli e millenni. Ciò ha costretto quegli agricoltori ad abbandonare i loro campi e a inurbarsi nella città. Ma quando la multinazionale, o chi per essa, se ne va, quella gente resta col culo per terra. E non può tornare indietro perché l’abbandono della campagna ha fatto avanzare la desertificazione, perché il tessuto sociale e solidale che teneva insieme il delicato equilibrio del mondo contadino non esiste più e comunque perché non hanno più il know how di ciò che facevano prima.
Ma qualcosa di simile comincia a manifestarsi anche nei Paesi cosiddetti sviluppati che hanno privilegiato l’industria, la finanza, il terziario ai danni dell’agricoltura. Se i cereali scarseggiano solo i Paesi ricchi possono procurarseli, ma a lungo andare diventeranno inabbordabili anche per la maggioranza delle popolazioni di questi Paesi. Sta per avverarsi la profezia di Taranga Totanka, alias il capo pellerossa Toro Seduto: «Quando avranno inquinato l’ultimo fiume, abbattuto l’ultimo albero, preso l’ultimo bisonte, pescato l’ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche».

giovedì 15 maggio 2008

Senza parole



Fede costa agli italiani 350.000 euro al giorno. Dal primo gennaio 2006, con effetto retroattivo. La Corte di Giustizia Europea ha condannato l'Italia a una multa di circa 130 milioni di euro all'anno se Rete 4 non cederà a Europa 7 le frequenze che Testa d'Asfalto ha in concessione dallo Stato. Per l'Europa l'assegnazione delle frequenze in Italia non rispetta la libera prestazione dei servizi e non ha criteri di selezione obiettivi.La sentenza europea è la terza a favore di Europa 7 dopo quelle della Corte Costituzionale e del Consiglio di Stato. Testa d'Asfalto toglie l'ICI, ma introduce il canone Fede. Non ci sono conflitti di interessi? Perchè gli italiani devono pagare per guardare Fido Bau ogni sera? Se il concessionario pubblico di tre reti nazionali Testa d'Asfalto non sposterà Rete 4 sul satellite gli italiani alla fine del suo prossimo glorioso quinquennio pagheranno circa UN MILIARDO di euro di multa considerando gli arretrati.Testa d'Asfalto è un genio, oltre alla concessione pubblica, la pubblicità a pagamento su tre reti avute in eredità da Craxi, avrà anche il finanziamento pubblico. Il ministero delle Comunicazioni non c'è più. In realtà non c'era neppure prima. Gentiloni potrà dedicarsi di più al tennis con Ermete invece di passare lunghi week end ad Arcore.L' Agcom con il supporto del PD e della Repubblica e della Finocchiaro e di Topo Gigio è impegnata a tempo pieno sul pericoloso Travaglio. Se pò fà. Con i nostri soldi se pò fà.Per sapere quanto stiamo versando al Presidente del Consiglio per non applicare le sentenze su Rete 4 scaricate e diffondete il banner. E' bello contribuire al successo economico di Testa d'Asfalto con le nostre tasse.

tratto da www.beppegrillo.it

A fuoco!

Eccomi qui. Dopo 3 gg di black out (sono stato a Napoli), rieccomi sul blog. E vi ringrazio, perchè ultimamente stanno nascendo dibattiti interessanti, fatti con convinzione delle proprie idee e col rispetto di quelle altrui.
Mentre stavo a Napoli, i miei concittadini hanno dato fuoco ad un campo rom. Il giorno dopo, Roma e Milano hanno comunicato che istituiranno un commissario speciale cittadino sulla questione rom. Gli zingari, in gran numero, stanno lasciando Napoli, Roma e Milano.
Al di là dell'episodio contingente (che secondo me va stigmatizzato e criticato), vi chiedo di esprimervi su un problema preciso: la convivenza tra rom e italiani. Specifico che non vi chiedo di commentare la Bossi - Fini, o il reato di immigrazione clandestina, o altro: vi chiedo di esprimere un commento su come si può risolvere quella che rischia di essere una delle tante emergenze da prima pagina o da campagna elettorale, che poi però possono avere ripercussione e sviluppi ben più gravi ed incontrollabili.
Io ho una mia posizione: chi lavora onestamente, è bene accetto; chi sta ai semafori, non mi disturba; chi commette reati, vada in galera con pene certe. Non mi interessa la provenienza etnico-geografica del delinquente: in galera, punto e basta.
Non vorrei che si ricominciasse coi pogrom...

sabato 10 maggio 2008

Skinheads

Quante volte abbiamo sentito parlare di "skinheads massacrano ragazzi di colore", oppure "skinheads col braccio teso nel saluto romano", o anche "skinheads inneggiano a Hitler". Tutto questo indica che l'opinione pubblica, ed in primis la stampa, considerano gli skinheads come militanti politici o esponenti della galassia della destra radicale e neofascista.
In pochi sanno, forse, che in realtà il movimento skinheads nasce profondamente antifascista, e che gli "original skinheads", cioè coloro che si ispirano ai valori originari della cultura skin, sono riuniti in una associazione internazionale denominata S.H.A.R.P. (acronimo di Skin Heads Against Racial Prejudice). Già dal nome, quindi, si capisce la chiara posizione antifascista: inoltre i primi skin d'Oltremanica entrarono in contatto, e spesso imitavano, i rude boys giamaicani o provenienti dalle colonie britanniche. Il look degli "original skins" si rifà al look della working class inglese: capello corto (come i marinai), basettoni, polo, jeans e anfibi.
Dopo qualche anno, gli skins più politicizzati hanno abbandonato la S.H.A.R.P.: quelli di sinistra hanno fondato la R.A.S.H. (Red and Anarchist Skin Heads); quelli di destra non hanno fondato una vera e propria organizzazione, ma hanno aderito ai vari partiti o movimenti (in Italia, soprattutto FN e Veneto Fronte Skinheads).
In conclusione, quando sentite parlare di skinheads, in genere si intendono i naziskins (detti anche boneheads), perchè i veri skins sono antirazzisti ed antifascisti, pur essendo orgogliosamente figli della classe lavoratrice e spinti da un forte patriottismo.

venerdì 9 maggio 2008

Bullismo o fascismo?

La puntata di Annozero, in onda ieri sera, verteva sui fatti di Verona. In studio, oltre a Santoro e Vauro, c'erano Titti De Simone del Prc, donna Assunta Almirante, il filosofo Galimberti e la signora Stefania, madre di un ragazzo romano ucciso con otto coltellate al termine di un concerto reggae, "musica da comunisti".
Da Verona, l'eterea Beatrice Borromeo intervistava studenti coetanei dei 5 fascisti che hanno ammazzato Nicola, colpevole di non aver offerto una sigaretta e di avere i capelli lunghi.
Tutto ok, almeno all'inizio: Galimberti che parlava del "nichilismo di certi giovani", che non hanno valori, obiettivi, stimoli e cultura, e che cercano nel branco e nelle ideologie più estreme (il nazismo) una giustificazione razionale al bisogno di violenza fine a se stessa. Gli studenti veronesi parlavano del clima culturale e politico che si respira a Verona, additando al sindaco leghista Tosi molte (ma non tutte le) colpe, tra cui quella di dar manforte ai fascisti, di far entrare in consiglio comunale un militante del Veneto Fronte Skinheads, di partecipare alle manifestazioni di Forza Nuova e dell'area fascista, di mettere alla presidenza della commissione sulla storia della resistenza un revisionista fascista.
Dopo qualche servizio e qualche intervista, è venuto il momento della drammatica testimonianza della signora Stefania, il cui figlio Renato è stato ucciso con otto coltellate all'uscita di un concerto reggae. L'assassino, che ora è stato condannato in primo grado ma è ai domiciliari, aveva tatuato sul corpo un soldato romano con la scritta "forza e onore" ed una croce celtica. A questo punto, l'immarcescibile donna Assunta Almirante, vedova dello storico leader dell'MSI, ha detto che questi ragazzi non possono essere definiti di destra nè di sinistra: sono dei bulli, dei delinquenti, senza valori ed idee. E' sbagliato, secondo donna Assunta, politicizzare ed ideologizzare tali avvenimenti: è bullismo, non fascismo.
Ovviamente, questa dichiarazione ha generato qualche reazione: tiepida, in verità, quella della rifondarola De Simone, che (poco marxisticamente) la buttata sul piano culturale; più decisa, invece, quella della signora Stefania, che giustamente e con le lacrime agli occhi ha detto: "Chi ha ucciso mio figlio era un fascista: se l'era addirittura scritto sul petto. Non dobbiamo aver paura a dire questa parola: FASCISMO!". Applausi di tutto il pubblico, e la stessa donna Assunta ha applaudito e non ha parlato più fino al termine della trasmissione.
Ora io vi e mi domando: questi episodi, che negli ultimi mesi sono stati frequenti, sono da considerare episodi di bullismo o di fascismo? Io una risposta me la sono data...

martedì 6 maggio 2008

"E' più grave bruciare le bandiere israeliane"

Sono parole di Gianfranco Fini. Le ho sentite ieri a Porta a Porta. Premessa: per me chi brucia le bandiere di Israele o degli Usa è uno stupido, un ignorante, ma certo non è un criminale. I naziskin di Verona sono, invece, dei criminali fascisti. Paragonare l'errore di bruciare le bandiere all'orrore di un massacro di Verona poteva riuscire solo a Fini, cioè al delfino di Almirante...Ci sono in Italia gruppi politici (partiti, associazioni) dichiaratamente fascisti: la legge prevede che debbano essere sciolti. Invece Forza Nuova, il Veneto Fronte Skinhead e altre sigle vengono tollerati.Non mi stupirei che qualche militante di sinistra iniziasse a vendicarsi... La giustizia ha i suoi tempi, e sono parecchio lenti.

lunedì 5 maggio 2008

Vendesi No Global

Io mi definisco un NoGlobal: nè new global, nè altermondialista. NO-global. Io sono contrario alla globalizzazione e non credo che essa sia modificabile o correggibile: va combattuta, in tutti i modi possibili (da quelli legali e parlamentari a quelli più duri).
In Italia, in Europa e nel Mondo, fino a qualche anno fa, eravamo in parecchi a pensarla così: ci chiamavano "moltitudine", ed in tale appellativo ancora mi ci ritrovo. Di quella moltitudine faceva parte anche Luca Casarini, ed il suo movimento delle Tute Bianche, poi ribattezzato "Disobbedienti". Pur non facendo parte di questo particolare movimento, mi reputo tutt'ora un disobbediente, un eterodosso, un pensatore libero ed un militante autonomo. Sono e resto autonomo anche se mi iscrivo a qualche partito o associazione.
Luca Casarini ha sempre rivendicato la sua autonomia, e quella del movimento di cui è stato uno dei leader, da tutti i partiti "istituzionali", Rifondazione in primis. E' stato, per ovvi motivi, un acerrimo avversario del berlusconismo e della deriva personalistica e privatistica della politica.
Sono tutte battaglie che condivido.
Ieri sono andato a fare un giro in libreria. Ho notato, con immenso piacere, che Gomorra di Saviano è ancora al primo posto. Ho cercato qualche libro sugli ultras e poi sono andato alla sezione politica. Infine, avviandomi verso l'uscita, ho dato un'occhiata alla narrativa Mondadori. La Mondadori, per chi non lo sapesse, è una storica casa editrice italiana che è stata compprata da qualche anno da Silvio Berlusconi e gestita dalla figlia dello stesso. Quando posso, evito di comprare i libri Mondadori perchè è un controsenso finanziare l'impero di un nemico. Mentre sbirciavo tra i libri Mondadori, per vedere se c'era qualcosa di talmente interessante da dover essere comprata per forza, ho scorto un libro strano, compertina bianca, dal titolo: La Parte della Fortuna. In copertina c'è il disegno di un manifestante nell'atto di lanciare una molotov. L'autore? Luca Casarini.
Ma come - mi sono chiesto - uno dei leader del movimento noglobal, uno degli irriducibili avversari di questo mondo, uno che lotta contro Berlusconi e i berlusconismi italiani e mondiali... pubblica il suo primo romanzo con la Mondadori di Berlusconi? Cioè: se io voglio leggere Casarini devo dare i soldi a Berlusconi.
Con disgusto ho lasciato il libro lì dove era, e con fiera vergogna sono uscito dalla libreria.
Anche Casarini si è venduto.

domenica 4 maggio 2008

Caparezza

Sono andato all'ultimo concerto del primo maggio. Tanta, tantissima gente e poche, pochissime bandiere.
Tra gli artisti che si sono esibiti, mi ha colpito soprattutto Caparezza: il rapper pugliese si è presentato sul palco con una corda al collo ed ha cantato questa splendida canzone:
http://www.youtube.com/watch?v=YOvXqU66Rew

giovedì 1 maggio 2008

La Festa dei Lavoratori

Anche i bambini sanno che il primo maggio è la Festa dei Lavoratori, in quasi tutti i paesi del Mondo. Pochi, però, sanno perchè tale ricorrenza viene festeggiata proprio oggi. Con essa si intende onorare le battaglie operaie volte alla conquista di un diritto ben preciso: l'orario di lavoro quotidiano fissato in otto ore. Tali battaglie portarono alla promulgazione di una legge che fu approvata nel 1866 nell'Illinois (USA). La Prima Internazionale richiese poi che legislazioni simili fossero approvate anche in Europa.
Convenzionalmente, l'origine della festa viene fatta risalire ad una manifestazione organizzata negli Stati Uniti dai Cavalieri del lavoro (Knights of Labor, associazione fondata nel 1869) a New York il 5/9/1882. Due anni dopo, nel 1884, in un'analoga manifestazione i Cavalieri del lavoro approvarono una risoluzione affinché l'evento avesse una cadenza annuale. Altre organizzazioni sindacali affiliate all' Internazionale dei lavoratori - vicine ai movimenti socialista ed anarchico - suggerirono come data della festività il primo maggio.
Ma a far cadere definitivamente la scelta su questa data furono i gravi incidenti accaduti nei primi giorni di maggio del 1886 a Chicago (USA) e conosciuti come rivolta di Haymarket. Questi fatti ebbero il loro culmine il 4 Maggio quando la polizia sparò sui manifestanti provocando numerose vittime.
L'allora presidente Grover Cleveland ritenne che la festa del primo maggio avrebbe potuto costituire un'opportunità per commemorare questo episodio. Successivamente, temendo che la commemorazione potesse risultare troppo a favore del nascente socialismo, stornò l'oggetto della festività sull'antica organizzazione dei Cavalieri del lavoro.
La data del primo maggio fu adottata in Canada nel 1894 sebbene il concetto di festa del lavoro sia in questo caso riferito a precedenti marce di lavoratori tenute a Toronto e Ottawa nel 1872.
In Europa la festività del primo maggio fu ufficializzata dai delegati socialisti della Seconda Internazionale riuniti a Parigi nel 1889 e ratificata in Italia due anni dopo.
In Italia la festività fu soppressa durante il ventennio fascista - che preferì festeggiare una autarchica Festa del lavoro italiano il 21 aprile in coincidenza con il Natale di Roma - ma fu ripristinata subito dopo la fine del conflitto mondiale, nel 1945.
Nel 1947 la ricorrenza venne funestata a Portella della Ginestra (PA) quando la banda di Salvatore Giuliano sparò su un corteo di circa duemila lavoratori in festa, uccidendone undici e ferendone una cinquantina. Su questa vicenda, comunque, ci sono molte cose oscure, di cui parleremo nei prossimi giorni.
I sindacati italiani CGIL, CISL e UIL organizzano annualmente a Roma un concerto per celebrare il primo maggio (vedi Concerto del Primo Maggio a Roma).
in collaborazione con wikipedia

mercoledì 30 aprile 2008

Sulle (presunte) radici cristiane dell'Occidente.

La Terra è un pianeta. Come tutti i pianeti, ha una forma sferica. Pertanto, ogni punto ha sempre un punto che lo precede e sempre uno che lo segue. Ogni Occidente è sempre a oriente di qualcosa, ogni Oriente è sempre ad ovest di qualcosa.
Detto ciò, lo scontro di civiltà tra Occidente (democratico, liberale e liberista, progressista, illuminato, moderno) e l'Oriente (dittatoriale, teocratico, tradizionalista, oscurantista) è un'autentica stronzata: in primisi, perchè i termini del confronto sono invenzioni (nè l'Occidente nè l'Oriente sono omogenei); in secondo luogo, perchè è facile scorgere molta più modernità e democrazia liberale nella tradizione buddista tibetana che nell'Italia di veltrusconi, quella del yes we can e delle leggi ad personam.
Come può una cosa che non esiste (l'Occidente) avere radici? Non è possibile, infatti. Volendo violentare le nostre intelligenze, arrivando a concepire l'inconcepibile Occidente, arriviamo a comprendere che se mai l'Occidente esistesse e avesse delle radici, esse non sono certo cristiane! In realtà, la ricerca delle radici dell'Occidente va cercata molto prima della venuta del sedicente Cristo: nella Roma repubblicana, e prima ancora nella Sparta tradizionalista o nella civiltà druidica e celtica del nord europa. Le radici dell'Occidente (se esistesse, lo ripeto) sarebbero pagane, non cristiane.
In questo, il cosiddetto Oriente ci è certamente superiore! Le radici dell'Oriente (se esistesse, lo ripeto) sono antiche quanto le nostre, ma molto più forti e salde. Basti pensare alla tradizione millenaria cinese, oppure all'Iran, perfetto esempio di tradizionalismo (anche se teocratico, e quindi negativo) che si contrappone al modernismo occidentale. Vi posto di seguito un brevissimo scritto di Massimo Fini, che vi gioverà:
"SONO STATO anch’io a lungo nell’Iran khomeinista e credo di conoscere abbastanza bene quel Paese. Si può discutere, naturalmente, su quel regime teocratico, ma è fuor di dubbio, a mio parere, che la fede degli iraniani sia vera e profonda e non un’imposizione. Lo Scià, nonostante godesse della protezione degli Stati Uniti, cadde in poche settimane proprio perché aveva tentato di occidentalizzare a forza gli iraniani non rispettandone i costumi, il modo di pensare, la fede (all’epoca dello Scià le prigioni erano zeppe di mullah). Il giorno in cui Khomeini, dopo anni di esilio parigino, rientrò a Teheran c’erano dieci milioni di persone ad attenderlo all’aeroporto e non ce le aveva certamente portate la polizia di un regime che ancora non esisteva. In quanto ai cristiani le masse di giovani che accorrono ad applaudire il Papa sono, almeno in Italia, più un fenomeno mediatico che religioso. Il volontariato cristiano è certamente un fatto importante, ma
esiguo. Io non ho detto che in Occidente non ci sono più cristiani, ho detto che il razionalismo economico ha ridotto al lumicino lo spazio del sacro e l’esperienza della fede."
Massimo Fini, tratto da www.massimofini.it

martedì 29 aprile 2008

E adesso... fuori dalle palle!

"La netta sconfitta di Francesco Rutelli contro Gianni Alemanno nella corsa per la poltrona di sindaco di Roma è quanto di più positivo potesse accadere al centro-sinistra. Arrivati a questo punto nessuno potrà più mettere in discussione la necessità di un totale rinnovamento delle classi dirigenti del Pd. Rutelli infatti non ha perso perché Alemanno era un candidato migliore di lui, o perché nel paese soffia ormai un vento di destra. La vittoria alle provinciali della Capitale di Nicola Zingaretti (ex Ds ora Pd), dimostra che il problema di Rutelli era quello di essere Rutelli.La sua faccia, come quella di buona parte dei leader del Partito Democratico, non è più spendibile. E non lo è da un pezzo. La speranza è che Walter Veltroni, uscito debolissimo dalle consultazioni elettorali, se ne renda finalmente conto. I primi segnali fanno però temere il peggio. Veltroni è favorevole alla nomina come capigruppo di camera e senato del Pd di Antonello Soro e Anna Finocchiaro. Cioè di due "vecchi" perdenti, la seconda dei quali, oltretutto, è riuscita a raccogliere nelle regionali siciliane più di 15 punti in meno rispetto a quanto avesse fatto, solo tre anni fa, Rita Borsellino. C'è da augurarsi che la debacle romana, spinga ora a rimescolare le carte. I capigruppo sono il biglietto da visita con cui ogni sera, nei tg delle 20, i partiti si presentano ai cittadini. I programmi e le proposte contano, è vero. Ma le idee (che in questo caso sono tutt'altro che entusiasmanti) camminano sulle gambe degli uomini (e delle donne).Non per nulla ormai sei anni fa Nanni Moretti diceva: «Con questi dirigenti non vinceremo mai». E oggi, visto che anche le elezioni del 2006 erano state solo pareggiate, credo che in pochi si sentano di dargli torto. Il responso degli elettori è stato chiarissimo: per ricominciare il centrosinistra deve solo prenderne atto."
Bravissimo Veltroni: obiettivi raggiunti. Dopo essere riuscito a debellare il comunismo dall'Italia (la CIA e la P2 non ci sono riusciti in 60 anni), dopo aver espulso dal parlamento i socialisti (il PSI era il più antico partito italiano), dopo aver causato la crisi del Governo Prodi (la famosa frase "corriamo da soli") dando il LA ai trasformismi e vendutismi mastelliani, Topo Gigio è riuscito anche a consegnare l'Italia a Berlusconi, senza che il Cavaliere dovesse sforzarsi più di tanto.
Last but not least, la creatura politica veltroniana, il famoso (e famigerato) PD, è riuscita anche a perdere Roma, dove governava da 15 anni. Certo... ripresentare Rutelli significa voler vincere lo scudetto con una squadra di sessantenni. I romani hanno votato, alla provincia, il candidato del PD (Zingaretti) e al comune hanno votato PdL (Alemanno). Tradotto: Rutelli, non ti vogliamo.
In Sicilia, 3 anni fa, Rita Borsellino prese una barca di voti, pur non riuscendo a vincere contro vasavasa Totò Cuffaro. Il PD ha pensato bene di candidare la Finocchiaro: 15% in meno rispetto alla Borsellino.
Intanto Topo Gigio continua a dire che bisogna cercare convergenze col centro (ma l'UDC nun se lo caga de pezza) e continuare ad ignorare la sinistra, chiamata indifferentemente antagonista, estrema o radicale.
Yes we can, diceva Veltroni.
And now? chiediamo noi.
Adesso... fuori dalle palle! Rutelli, Finocchiaro, Soro, Violante, D'Alema, Castagnetti, La Torre, Binetti, ecc... FUORI DALLE PALLE!!!

lunedì 28 aprile 2008

Il livello dello scontro

Se questo blog si chiama Punto di Scontro ci sarà pure un motivo. Il presupposto, il ragionamento che ha portato alla nascita di questo blog è l'idea che l'esistente è tale solo a seguito di conflitti. Di scontri, appunto. Il mondo della pace, della tolleranza, il "migliore dei mondi possibili" non è questo, anzi. Evola disse che viviamo in pieno Kali Yuga: la parte decadente della ciclicità della storia e della civiltà. Tutto ciò che consideravamo progresso, sviluppo, modernità si sta palesando per ciò che realmente è: regresso, perdita di senso e di misura, imbruttimento, decadenza, opportunismo, economicismo, mercificazione. Essere Antimoderni, oggi, è molto più moderno che essere Modernisti: proseguire su questi binari è andare incontro a morte certa, proporre di uscire o, meglio ancora, causare un deragliamento è cosa giusta e leggittima.
Come si fa deragliare il treno delle "magnifiche sorti e progressive"? Fabbricando bombe, sparando sui profeti e i propugnatori del pensiero unico, innalzando il livello dello scontro. Mentre Veltroni e Berlusconi (per rimanere alla sola Italia) fingono di darsi battaglia, migliaia e se non milioni di cittadini sono alla canna del gas. E nessuno ha il coraggio di dire loro: signori, fate deragliare il treno! C'è qualcuno, ad esempio un comico genovese, che propone di scendere da questo treno, di buttarsi giù: io propongo di farlo deragliare. Ripeto, di innalzare il livello dello scontro.
Allo stato delle cose, è inutile lamentarsi. Votare, e poi lamentarsi. Ci sono solo due cose da fare: subire o reagire. Chi vuole subire, faccia pure. Io no.

venerdì 25 aprile 2008

Bella ciao.

Il sindaco di Alghero ha invitato la banda comunale a non suonare, in occasione delle celebrazioni per il 25 aprile, la canzone "Bella ciao". Egli ha motivato la sua decisione dicendo che in un momento di forte divisione nazionale (quello attuale) è più corretto cantare canzoni che uniscono (tipo l'Inno di Mameli) invece di canzoni che dividono (tipo, appunto, Bella Ciao) in quanto espressioni di una parte politica precisa (secondo lui, il comunismo)
Non riesco sinceramente a capire perchè Bella Ciao è una canzone che divide: non mi risulta essere una canzone comunista, bensì una canzone resistenziale, cantata dai partigiani. Per chi non conoscesse la storia della Resistenza italiana (e tra questi c'è, probabilmente, il sindaco di Alghero), i partigiani erano di estrazione comunista, socialista, popolare, di Giustizia e Libertà e addirittura vi furono partigiani monarchici! E Bella Ciao, basta leggere il testo, non fa assolutamente riferimento a Stalin, all'URSS, al comunismo o ai soviet: parla del diritto e della volontà di opporsi all'invasore.
Se qualcuno volesse dire che Bella Ciao divide perchè una parte dell'Italia, seppur minoritaria e fortunatamente sconfitta, non si ritrovava nè si ritrova nei valori espressi in quella canzone, beh... basterebbe dire che allora non dobbiamo festeggiare il 2 giugno (Festa della Repubblica) perchè i monarchici non condividono! Che cazzo di ragionamento è? La Resistenza divide? Ma se un socialista liberale come Bobbio (di certo non un bolscevico) ha definito la Resistenza come la religione civile e laica della nazione italiana?
Quello che più mi dispiace, lo dico amaramente, è pensare a come si stanno rivoltando nella tomba i partigiani: hanno dato la vita per consentire all'Italia di liberarsi dall'oppressione nazifascista e per consentire a stronzi ignoranti (tra cui il sindaco) di dire cazzate di queste dimensioni.
Se la madre degli stolti è sempre gravida, bisogna farla abortire.

mercoledì 23 aprile 2008

La cura dell'Anima

Non si sente più parlare di anima . Questo termine, così di ffuso e pregnante in altre epoche della storia occidentale non è sulla bocca, almeno nei loro di scorsi in pubblico, del Papa, dei cardi nali, dei vescovi e neppure dei preti. Ora, io non credo all'anima , ma il Papa, i cardi nali, i vescovi, i preti ci dovrebbero credere visto che tutta la cosmogonia cristiana si basa sulla fede nella sua esi stenza e che la funzione, di ciamo così, istituzionale della Chiesa e dei suoi sacerdoti è proprio "la cura delle anime". Ma non ne parlano mai. Non ne parlano più .Non si parla nemmeno, sul cotè laico, di spirito, l'antico "pneuma" del pensi ero greco, ma questo non è più comprensi bile dato l'uso sciagurato che ne hanno fatto Hegel, in Italia Gentile (e per la verità anche Croce) per cui ha finito per assumere un si gnificato vagamente fascista.Si parla, in compenso, molto del corpo e del suo benessere. Di "beauty farm", di palestre, di materassi , di plantari e anche di prodotti che aiutano la donna, e immagino anche l'uomo, a riacquistare la sua "normale regolarità" (che l'anima , per una bizzarra combinazione alchemica, abbia cambiato la sua sostanza?). Si parla moltissi mo di cibo e di cibi il cui destino peraltro è inevitabile e non particolarmente glorioso. Si parla molto di chirurgia estetica che deve fare apparire il nostro corpo sempre giovane, bello e levigato e d'una medi cina che deve rendere la nostra vita sempre più longeva e, prima o poi, immortale.Ma si parla soprattutto di denaro, del Di o Quattrino che è l'unico nume unanimemente adorato, riconosciuto e condi viso, in Occidente, e quindi di economia, di finanza, di derivati, di banche, di carte di credi to, di bancomat, di Cin, di Pin, di Iban. In questo nuovo Regno l'uomo ha ancora una parte, ma come sottoprodotto. Non è più propriamente un uomo, ma un "consumatore". È un tramite. È il tubo di gerente, il lavandi no, il water attraverso cui deve passare il più velocemente possi bile ciò che altrettanto rapidamente produce. "Bisogna stimolare i consumi per aumentare la produzione". È il "terminale uomo" del meccanismo. È un target. Un obiettivo. Non è più soggetto, ma un oggetto. Si inventano strategie di marketing sempre più sofisticate, nascono scuole per "personalizzare" i vendi tori, ma se c'è qualcuno che tituba a ridurre la propria esi stenza a quella di rapido defecatore e di Pinocchio nel Paese dei Balocchi si ricorre a metodi più spicci e si reclutano e si schiavizzano schiere di giovani Lucignoli perchè faccia, perbenino e senza protestare, il suo dovere.Come l'uomo sono ridotti i Paesi e le Nazioni. Un Paese è consi derato solo se è un appetibile mercato o è tanto più ganzo quanto più è capace di acquisi re nuove "quote di mercato". Un tempo esi steva l'idea di Nazione, di una comunità con valori condi visi . Adesso la Nazione è stata sostituita dalla Produzione.In occidente si torna a parlare , è vero, e molto di Di o. Ma non mi pare del tutto a sproposi to. Se ne fa un uso parecchio utilitaristico. Il Presi dente degli Stati Uniti conclude ogni suo di scorso con la frase "Di o protegga l'America". E perché non l'Afghanistan? O l'Iraq? L'Iran? O ancor meglio, gli indi geni delle isole Andemane che non hanno mai rotto le scatole a nessuno? Oppure si impetrano da lui e o dalle sue Maestranze favori particolari. Ma perchè mai Di o dovrebbe concederli a questi piuttosto che a quelli? E, curioso che l'epoca del massi mo e trionfante scientismo si a anche quella della massi ma superstizione (Fatima, Lourdes, la Madonna di Czestokowa, quella di Medjugorje, San Gennaro, Padre Pio, eccetera). Ma poi se non esi ste più l'anima che senso mai può conservare Di o?L'immateriale è scomparso dal mondo contemporaneo. È stato sostituito dal virtuale che solo apparentemente gli si apparenta. Perché è una parodi a masturbatoria del reale. E non ha nulla a che vedere con l'Immateriale. Con lo Spirito. Con l'Anima.
Massimo Fini

martedì 22 aprile 2008

Potere Precario

La rinascita della sinistra italiana, ed in particolare della componente comunista, non può esimersi dal considerare sotto una nuova luce le classiche categorie di analisi politica e socio-economica. Innanzitutto, il concetto di classe.
La distinzione marxiana tra borghesi e proletari è molto più innovativa e attuale delle interpretazioni scolastiche succedute al barbuto di Treviri: in particolare, Marx intuì che era in corso nel mondo una progressiva proletarizzazione dei ceti, e quindi stava nascendo una sorta di bipolarismo classista. 160 anni dopo, il governo Prodi ha "scoperto" che non esiste più il ceto medio, e che a fronte di una minoranza sempre più esigua di benestanti c'è una maggioranza sempre più grossa di gente in crisi. Il famoso (e famigerato) ceto medio è scomparso dall'orizzonte. Oggi in Italia, ma un pò in tutto il mondo "occidentale", la società è divisa in due: le minoranze ricche, sempre più ricche (una volta "borghesia", oggi "casta"); una maggioranza povera, o comunque sostanzialmente impoverita (una volta "proletariato", oggi "precariato").
Va spiegato bene il concetto di "precariato": appartengono a questa classe, molto più omogenea di quanto si creda, anche persone del cosiddetto ceto medio, che ormai vivono in condizione di costante precarietà. La Precarietà, dall'essere una condizione lavorativa, è diventata una dimensione esistenziale: non è precario solo chi non ha il contratto di lavoro a tempo indeterminato, ma lo è anche chi non arriva a pagare il mutuo, chi lavora per aziende in odor di delocalizzazione, chi insegna nelle scuole (anche statali), chi ha salari sicuri ma bassi, chi ha pensioni da fame, chi non può regolarizzare la propria unione affettiva fuori dai canoni del matrionio, chi lavora in nero o in grigio...
Il "nuovo proletariato" è precario. La classe operaia è ormai inserita nella più vasta "classe precaria", di cui fanno parte insegnanti, impiegati, ricercatori universitari, ecc...
Chissà se nascerà un nuovo movimento rivoluzionario: magari dalle ceneri del fu Potere Operaio rinascerà un nuovo, pericolosissimo, disperato Potere Precario.

lunedì 21 aprile 2008

La Mano Sinistra

La Mano Sinistra si stringe in pugno, e parte il coro di "Bandiera Rossa". Quante volte abbiamo visto, o vissuto, questa scena? Tantissime. Eppure da oggi, prima volta da quando l'Italia è una Repubblica (democratica fondata sul lavoro, ricordiamolo!), chiunque farà questo gesto sarà un extraparlamentare. "Ma come", diranno i meno giovani, forgiati nel servizio d'ordine dell'antico PCI, "noi con gli extraparlamentari ci abbiamo fatto a botte, e adesso siamo come loro?". Si si, proprio così. Conseguenza del Veltrusconismo. Come ha detto Crozza, durante l'ultimo Ballarò, finalmente si è capito il nome che Veltroni non ha mai voluto pronunciare in campagna elettorale, usando la parafrasi "il principale esponente dello schieramento a noi avverso": Fausto Bertinotti! Veltroni, in sei mesi, è riuscito lì dove la CIA e la P2 hanno fallito negli ultimi 60 anni: distruggere il comunismo italiano.
Certo, va detto che gli stessi dirigenti della Sinistra ci hanno messo del loro: l'idea di rinunciare a nomi e simboli storici; l'invenzione dell'Arcobaleno, che secondo molti era in realtà un Arlecchino; l'incapacità di essere partito di lotta; l'incapacità di essere partito di governo; le svolte socialdemocratiche di Bertinotti e dei suoi fans. Tutte queste "geniali" invenzioni hanno avuto un unico, triste, freddo risultato numerico: 3%, nessun deputato nè senatore.
L'unica rivoluzione di sinistra è quella all'interno della sinistra: addio di Bertinotti; dimissioni di Pecoraro Scanio; dimissioni di Giordano; congresso straordinario per Verdi e Rifondazione. Gli unici a tenere sempre e comunque la barra dritta sono stati i Comunisti Italiani. Va dato atto a Diliberto (e a Rizzo) di essere gli unici coerenti esponenti della sinistra italiana: a loro il progetto Arcobaleno non piaceva, per disciplina "di partito" l'hanno appoggiato, ma dopo la solenne bastonatura hanno giustamente rilanciato l'antico sogno dell'unità dei comunisti in un unico partito, una sorta di Partito Comunista Unitario.
La Mano Sinistra riprenderà l'antico cammino?

sabato 19 aprile 2008

Il crepuscolo della Modernità

Indro Montanelli mi raccontò che Leo longanesi una volta gli aveva detto: "Tu e Ansaldo mi fregherete sempre. Perchè io capisco le cose cinque anni prima che accadono, voi cinque giorni prima". Vasco Rossi, fatte tutte le debite proporzioni, è più vicino al tipo Montanelli -Ansaldo che a Longanesi. È un istintivo, ha fiuto, sente cosa c'è nell'aria e sta per arrivare e lo capta un po' prima degli altri. Per questo trovo molto interessante il suo ultimo disco, appena uscito, "Il mondo che vorrei". Ricordate l'autore che cantava "vado al massimo"? Bene, adesso lo stesso uomo, certo un po' invecchiato, dice: "Non si può fare sempre quello che si vuole/non si può spingere solo l'acceleratore/guarda un po': ci si deve accontentare". E se ci è arrivato lui fra poco ci arriveranno anche gli altri a capire che noi non abbiamo bisogno di più velocità, di più Tav, di più Expo, di più Pil, di più produttività, di più consumo, di più crescita, di maggiore modernizzazione ma, al contrario, di rallentare, di frenare, di fare qualche passo indietro. Abbiamo bisogno di ritornare a una vita più semplice e più umana. "Ci si deve accontentare di ciò che si ha" canta Vasco. È stato Ludwig von Mi ses, uno dei più estremi ma anche dei più coerenti teorici dell'industrial-capitalismo a sintetizzarne l'essenza e a individuarne la molla con l'affermare, capovolgendo venti secoli di pensiero occidentale ed orientale, che "non è bene accontentarsi di ciò che si ha". E così fondando la necessità dell'infelicità umana. Poiché ciò che non si ha non ha limi ti, l'uomo moderno non può mai raggiungere un momento di armonia, di equilibrio, di soddisfazione: conseguito un obiettivo deve immediatamente puntarne un altro, salito un gradino farne un altro e poi un altro ancora e così all'infinito, a ciò costretto dall'ineludibile meccanismo che lo sovrasta. Ineludibile perchè si regge su questa ossessiva corsa in avanti alle cui esigenze piega, lo vogliano o no, anche i singoli individui. Siamo come i cani levrieri (fra le bestie, sia detto di passata, più stupide del Creato) che al cinodromo inseguono la lepre meccanica coperta di stoffa che, per definizione, non possono raggiungere. Perché serve solo per farli correre. E il futuro orgiastico, che le leads mondiali agitano continuamente davanti ai nostri occhi come una sempre nuova Terra Promessa, arretra costantemente davanti ai nostri occhi come l'orizzonte davanti a chi si incammi ni avendo la pretesa di raggiungerlo.Questa è la condizione dell'uomo contemporaneo. Ed è da questa frustazione che nasce il mal di vivere, il disagio esistenziale acutissimo che si diffonde sempre più fra gli abitanti anche, anzi soprattutto, dei Paesi benestanti o ricchi o ricchissimi , provocando ansia, angosce, nevrosi, depressioni, dipendenza da sostanze chimi che e picchi di suicidi sconosciuti al mondo pre Rivoluzione industriale (decuplicati, in Europa, dal 1650 ad oggi).Ma il paradosso finale di questo modello di sviluppo che ha puntato tutto sull'economi a, subordinando ad essa ogni altra esigenza dell'essere umano, è che ha completamente fallito anche in quest'ambito. Da quando la Rivoluzione industriale si è messa in marcia la povertà nel mondo non ha fatto che aumentare, interi continenti ne sono stati distrutti, come l'Africa nera (che nessun "aiuto", peloso o meno, potrà salvare, ma, al contrario, contribuirà ad inguaiare ulteriormente strangolandola col cappio inesorabile della globalizzazione), e adesso la fame, la dura fame, comi ncia a lambire anche noi se è vero che si vedono già in giro persone, per ora vecchi, costrette a rubare nei supermercati perché nel mondo del Denaro chi non ne ha è perduto, né può trovare sostegno in un tessuto sociale che è stato distrutto.Ma io credo che la crisi economi ca ci sarà d'aiuto. Perchè ci costringerà a pensare al di là dell'economi co. A riflettere se aver abbattuto l'antico principio "è bene accontentarsi di ciò che si ha" non si sia risolto in una follia autodistruttiva. E chissà se Vasco Rossi, con le parole semplici delle canzoni, non finirà per essere più convincente dei tanti intellettuali che, derisi e vilipesi, da decenni denunciano e annunciano il crepuscolo della Modernità.
Massimo Fini - tratto da www.massimofini.it

mercoledì 16 aprile 2008

Analisi del voto

Elezioni politiche 2008: terremoto o scossa di assestamento? Tutti gli addetti ai lavori, che poi non sono addetti a niente, continuano a ritenere "rivoluzionario" il voto espresso dagli italiani il 13 - 14 aprile. Io, di rivoluzionario, non ci vedo assolutamente nulla. Forse perchè al termine "rivoluzione" associo un cambiamento strutturale, sostanziale, dell'agire socio-economico e politico (e poi, culturale). Cosa è cambiato in Italia, invece? Nulla, assolutamente nulla. Dopo due anni di pausa, Berlusconi è tornato al potere. Ha un alleato in meno (Casini), che però per sua natura scende facilmente a compromessi; ha un alleato forte (la Lega), che dopo l'exploit di voti influenzerà le politiche del governo; ha un avversario morbido (il PD) che ha aumentato dell'1% i voti del vecchio Uniti nell'Ulivo (DS + Margherita) e che continua sempre a dire che bisogna mettersi d'accordo, che le regole vanno scritte insieme, che la Costituzione va modificata, che su molti punti le ricette tra PDL e PD sono le stesse.
Un cambio alla guida, insomma: ma la strada da percorrere è sempre la stessa. La strada della "modernità", del "know how", della "globalizzazione", della "concorrenza". E chi non vuole questa strada? E' fuori dal Parlamento.
Mi riferisco in primis alla Sinistra Arcobaleno, stomachevole invenzione di quel socialdemocratico di Bertinotti: niente falce e martello, niente bandiere rosse, cancellazione della parola "comunismo", alleanza con l'ambientalismo sciatto e cogli epurati del pd. Risultato? 3% e nessuna rappresentanza parlamentare.
Il progetto Sinistra Arcobaleno è stato bocciato da tutti: dagli elettori, che hanno preferito il voto utile; dai militanti, che hanno in massa puntato sull'astensione e sui voti alle liste minori; dagli stessi esponenti della sinistra (Diliberto e Rizzo) che si sono autoesclusi dalle liste elettorali, e non ne hanno voluto sapere di aderire ad un progetto politico unitario che presupponeva l'abbandono dei simboli e delle tematiche del comunismo.
Mi viene in mente, parafrasando Tomasi di Lampedusa, che "tutto deve cambiare, se tutto deve rimanere così come è": in Italia c'è stata la "rivoluzione", ma non è cambiato nulla.

lunedì 14 aprile 2008

Esempio di inciviltà moderna

Qui non c'entrano le cinque lauree, il premio Nobel per la medicina, le mille pubblicazioni e nemmeno il laticlavio a vita. Forse è semplicemente un fatto di educazione, quando da bambino ti insegnano a cedere il posto a chi è più anziano. Se poi l'anziano ha quasi 99 anni (tra 9 giorni) e non ci vede nemmeno bene, il fatto che si chiami Rita Levi Montalcini diventa evidentemente secondario. Eppure tutto ciò non è bastato a evitare alla senatrice a vita di dover attendere in piedi mezz'ora prima votare, per colpa della maleducazione di quattro elettori che si sono rifiutati di farla passare avanti. La scena si è svolta ieri poco prima di mezzogiorno a via Reggio Calabria, al seggio istituito presso la scuola "Falcone e Borsellino", vicino a piazza Bologna, quartiere medio-borghese della Capitale. La Montalcini si è presentata a braccetto di un accompagnatore il quale, vista la lunga fila, ha chiesto alle persone in coda la cortesia di far votare prima la signora. Senza presentare credenziali, solo un gesto di educazione verso un'anziana ipovedente. La risposta poteva essere scontata e invece no. "Faccia la fila come gli altri", ha risposto un cinquantenne. E così un'altra signora: "Non esiste, anch'io ho fretta di votare". E poi un altro e un'altra ancora: "Non vedo proprio il motivo". Allertato dagli scrutatori, a quel punto è intervenuto il presidente di seggio: "Senatrice, se vuole la facciamo passare avanti". Una gentilezza quasi scontata, che si concede normalmente alle donne in gravidanza, ai disabili, agli anziani. A quel punto però è stato il carattere della Montalcini a prendere il sopravvento: "Grazie presidente, preferisco restare in fila come gli altri. Pazienza". Una scrutatrice le ha quindi offerto una seggiola: "Almeno si sieda, prego". Ma la senatrice ha rifiutato anche quella: "No, grazie davvero. Preferisco restare in piedi".


La rivincita contro quei pochi maleducati Montalcini se l'è presa poco dopo, al momento di uscire dal seggio. Tutti i ragazzi della sezione elettorale le si sono fatti intorno, davanti agli elettori ancora in fila, per chiederle l'autografo. "Vada avanti così". "Coraggio". L'episodio, in sé banale, potrebbe testimoniare al massimo dell'inciviltà dei tempi in cui viviamo, che ognuno può sperimentare salendo su un autobus o facendo una fila a uno sportello. Se non fosse che Rita Levi Montalcini è stato il bersaglio in questi due anni di una violenta campagna di discredito portata avanti con insistenza da alcuni esponenti politici del centrodestra e da alcuni quotidiani d'area. I ragazzi della Destra si distinsero in ferocia: "Diamole un incarico al Ghetto", "di profilo è pure più odiosa", erano le cose che si potevano leggere sul loro blog. Fino alla proposta di consegnarle un paio di stampelle, "tanto l'indirizzo lo conosciamo, vogliamo dargliele personalmente". Diceva il loro capo, Fabio Sabbatani Schiuma: "Loro, i senatori a vita, sono le stampelle di questo governo sì o no? E poi se son vecchi se ne stessero a casa". La Lega del resto non fu da meno, fino ad arrivare alla proposta di eliminare gli stanziamenti per la fondazione scientifica della senatrice. Non ci si stupisca se poi qualcuno non dà la precedenza a una signora centenaria, è già tanto che non le abbiano fatto lo sgambetto.

domenica 13 aprile 2008

Come tutti i miei fratelli.

Alla fine, i pecoroni italiani stanno andando a votare. Dopo essersi lamentati per mesi, dopo aver riempito le piazze di Beppe Grillo, dopo aver pronunciato milioni di "io non voto", alla fine gli italiani stanno andando alle urne. Il calo di affluenza rispetto alle politiche del 2006 è solo dell'1%: faccio notare che nel 2006 si superò l'80 % di elettori!
Ciò significa che, molto probabilmente, il 75% degli italiani si recherà ai seggi a legittimare questo sistema. Che schifo!
Artemisia, una ignota miliziana conosciuta nel web, mi ha postato un commento: lei si è recata al seggio, ha fatto un casino, ma alla fine ha ottenuto che venisse registrato il suo NON VOTO. Non si è astenuta, sia chiaro: non ha votato! Geniale Artemisia.
Gli altri? Ve lo dico io: andranno a votare quasi tutti, chi per interesse, chi per abitudine, chi per speranza, chi (il peggiore di tutti) per convinzione.
Alla fine, forse, anche io andrò a votare. Perchè sono italiano, e faccio schifo come tutti i miei fratelli.

sabato 12 aprile 2008

5 mila suicidi all'anno tra i marines

L'Iraq sfuma dagli schermi. Ma non è così: nel Golfo c'è ancora la guerra che provoca 53 morti al giorno. E poi c'è un'altra guerra, una guerra oscurata dai media, una guerra di solitudine, una guerra che combattono al buio e in silenzio tutti i soldati americani reduci dall'Iraq. Mentre la guerra in Iraq è ormai più un'eco dilatato e attutito che una notizia vera e propria, i drammi psicologici dei sopravvissuti che tornano dalle famiglie sono cancellati. Non esistono. A novembre 2007 è uscita una ricerca del network americano Cbs apparsa anche sul Times Online . Riguarda i suicidi dei militari tornati dall'Iraq e dall'Afghanistan. La Cbs ha stimato, a seguito di una ricerca durata 5 mesi e condotta sulle singole famiglie vista la reticenza delle vie ufficiali, che il numero di morti suicidi nel solo anno 2005 è 6256. I caduti americani sul campo dall'inizio della guerra irachena sono 4mila. I morti suicidi tra i soldati reduci da Iraq e Afghanistan sono 6256 nel 2005. Un dato che confonde. Un dato che d'impatto può far pensare ad un errore grossolano compiuto dall'autorevole Cbs , ma il numero 6256 risulta più realistico rapportato ad altri numeri. L'Istat conta in Italia 4mila suicidi all'anno. L'Unione Europea ha denunciato 58mila suicidi nel 2005 in Europa. Alla luce di questi dati la ricerca della Cbs si mostra più fondata. «Tornato a casa i suoi occhi erano già morti, non avevano più luce» a parlare è la mamma di Tim Bowman, un soldato di 23 anni che si è sparato otto mesi dopo il ritorno, nel giorno del Ringraziamento. La guerra dei numeri è sempre la solita commedia seccante per sostenere il proprio pensiero, ma qui risulta indispensabile. Il tasso di suicidi in America è già elevato, 9-10 individui per 100mila abitanti scelgono la morte volontaria. Tra i reduci di guerra il numero raddoppia a 18,9 per 100mila abitanti, e cresce ancora fra i reduci di giovane età tra i 20 e i 24 anni, toccando i 22,9 su 100mila campioni. 6256 suicidi nel 2005 significa 120 morti a settimana, 17 al giorno, un suicida ogni 75 minuti. Il 60% di questi uomini suicidi sono usciti poco fa dal liceo, cominciano adesso ad assaporare il mondo, hanno tra i 19 e i 24 anni, e decidono di togliersi la vita. Come successe per la censura che il Pentagono impose sulla distribuzione delle immagini delle bare americane che rimpatriavano dall'Iraq, censura svelata nel 2004 con scandalo degli americani, così i dati Cbs passano sotto silenzio per evitare "l'effetto-Vietnam", ossia il crescente sdegno della popolazione per la guerra. Poi ci sono i reduci che scelgono di vivere. Dall'inizio della guerra in Afghanistan e Iraq sono stati impiegati circa di 1milione e 600mila uomini. Secondo il "National Center for Post Traumatic Stress Disorder", l'organismo che si occupa di soggetti che hanno vissuto un trauma violento, l'insorgere della patologia chiamata Post Traumatic Stress Disorder (PTSD) «è normale in tutti coloro che sono stati impiegati in zone di guerra». La patologia PTSD prevede l'insorgere di diversi sintomi psicologici e fisici per quelli che hanno subito un trauma particolarmente violento. Uno stupro, un rapimento o nel 60% dei casi complessivi un vissuto di guerra. A tre mesi dall'evento scatenante insorgono i primi sintomi. Spesso passano anni di relativa serenità prima che si verifichi la crisi. «Ho iniziato ad avere dei flashback. Come un tuffo in acqua, all'improvviso rivivevo l'evento. Era terribile, non mi trovavo più dov'ero, si era creata una bolla galleggiante in cui vivevo ininterrottamente quei momenti. Ogni volta avevo paura di morire di nuovo». Chi parla è un ufficiale tornato dall'Iraq che accusa uno dei disturbi principali associato al PTSD: rivivere i traumi come se stessero accadendo di nuovo. Attraverso immagini, suoni, odori e sentimenti attivati da avvenimenti quotidiani quali lo sbattere di una porta o un clacson nel traffico, il soggetto perde i contatti con la realtà e rivive davvero i momenti drammatici. Il sonno è, attraverso i sogni, il modo più usuale di rivivere gli eventi vissuti. Allora molti soggetti colpiti da PTSD soffrono di insonnia cronica, di eccitazione, di iper reattività, di condizione di vigilanza costante, hanno il terrore di addormentarsi e vivere nuovamente le loro tragedie. La condizione di insensibilità è un sintomo proprio del PTSD. Migliaia sono le testimonianze delle mogli e degli amici di reduci che tornati dalla guerra perdono la capacità di emozionarsi. L'insensibilità si manifesta sul piano affettivo e sentimentale, e sul piano sessuale. Lentamente irretisce tutti i settori della vita: nel campo professionale chi ne è colpito tende ad allontanarsi dalla sfera lavorativa fino al licenziamento. Nella sfera sociale alla stessa maniera si tende a ridurre le relazioni di amicizia fino alla solitudine. L'incapacità di emozionarsi si trasforma in uno schermo attraverso cui le sensazioni giungono al soggetto ovattate e smorzate. Questa chiusura emotiva è spesso determinata dalla paura di rivivere gli eventi traumatici attraverso stimoli quotidiani, per ciò il soggetto erige un muro che frena tutte le emozioni senza distinzione. «La capacità di non percepire il calore della gente», spiega un ufficiale parlando dei suoi sintomi. Irascibilità improvvisa e ingiustificata, anche contro persone amate. I casi di violenza domestica tra i veterani sono il doppio rispetto al resto della popolazione. «Mi sento continuamente in colpa per essere rimasto in vita», afferma un caporale che è tornato da Kabul. Queste patologie assieme a tante altre proprie di gravi forme di depressione, affrontano i soggetti affetti da PTSD. «I traumi con cui i reduci vivono aumenta chiaramente le possibilità che essi facciano uso di droghe, di alcool e di sostanze che stordiscono la percezione. Sono frequenti i divorzi a pochi mesi dal ritorno in patria» spiega il "National Center for PTSD". Un'indagine recente condotta sugli homeless (senzatetto) arriva ad una conclusione significativa: uno su quattro è reduce di guerra. Secondo la "National Alliance to End Homelessness", la federazione che si occupa di chi non ha casa, nel 2005 sono stati ospitati 194mila veterani nei dormitori, tutti soldati appena tornati dal fronte che prima di partire possedevano una famiglia e un appartamento. Trascorsero dieci anni prima che i soldati rimpatriati dal Vietnam "rovinassero" le loro vite in alcool, droghe e divorzi, e si affacciassero nelle mense e nei dormitori. Oggi il processo si è velocizzato. Pochi mesi dopo aver dismesso la mimetica, soprattutto giovani ventenni diventano vagabondi. E lo Stato cosa fa? Pochi giorni fa Dana Priest e Anne Hull del Washington Post hanno ricevuto il Pulitzer 2008 per l'inchiesta sociale condotta sul "Walter Reed Hospital" di Washington, denunciando uno stato di sporcizia e trascuratezza, e un grado di inefficienza e incapacità assolute. Il "Walter Reed" è il principale centro di cura psichica e fisica dei reduci di Iraq e Afghanistan. Nell'anno corrente il Dipartimento dei Veterani prevede che i suicidi saranno 5mila. La Seconda Guerra Irachena miete vittime da anni. Ma è un conflitto senza proiettili luminosi e bombe dal cielo, senza bombardieri e kalashnikov, senza palazzi che crollano e senza morti spettacolari, senza niente da vedere. E quindi senza televisione. E' la guerra di dolore sordo che deve combattere ogni soldato che torna a casa vivo.

venerdì 11 aprile 2008

Riflessione preelettorale.

Domani giornata di riflessione. Basta con gli spot elettorali, gli attacchinaggi selvaggi, i comizi pubblici o televisivi. Domani si chiude. Pertanto, una mia breve riflessione:
Il PDL è nettamente favorito. Vincerà alla Camera, ma soffrirà al Senato, specie se Udc e Sa dovessero conquistare qualche seggio senatoriale. Cosa farà il PdL? Esattamente quello che ha promesso. Che mi fa schifo, parecchio. Però almeno Berlusconi ce lo dice che ci manda allo sfacelo, quindi chi lo vota sa a cosa va incontro.
Del PD non si può dire certo lo stesso! Veltroni che farà? Una opposizione morbida, con qualche inciucio su alcuni temi tipo riforma della costituzione ed altro. Proverà a distruggere la Sinistra e ad americanizzare il sistema politico italiano. Se mai dovesse vincere (cosa a cui non credo), Veltroni si ritroverebbe a non sapere cosa fare e dove andare. Verso gli operai? No, c'è Confindustria nelle sue liste. Rilancio laico? No, c'è la Binetti che rompe i coglioni. Che se fa? Boh... but we can!
La SA è a un bivio. Diventare partito unico di una indefinibile "sinistra", abiurando definitivamente col comunismo, oppure rimanere una semplice confederazione elettorale. Nel secondo caso, che io auspico, riprenderebbe slancio l'idea di una costituente comunista.
L'UDC è pronto a fare l'opposizione di centro. Cioè? A votare tutto quello che va bene a loro senza prendersi nessuna responsabilità. Esattamente come piace al Vaticano oggi, in attesa di tempi migliori.
La DESTRA ha fatto una campagna elettorale stomachevole. La Santanchè mi ha letteralmente disgustato. Oggi fa la fascista quando ieri stava con Berlusconi e Briatore (in posizione prona, supina o orizzontale?), credeva in un solo Dior, obbediva ma non combatteva...
PCL, Sin.Crit. e la galassia dei piccoli partiti ha davvero poche chance. In particolare, i tre partitini comunisti sono davvero troppo... l'unica possibilità è nelle mani di Ferrando e del PCL, che potrebbe sfiorare l'1%.
Che dire? Sono senza parole...

giovedì 10 aprile 2008

Gli studenti, i politici e la buona educazione

"Tutti in piedi quando entra il professore. E' un segno di rispetto e di buona educazione" ha dichiarato Berlusconi alla videochat del Corriere. Certo che il Cavaliere ha davvero una bella faccia tosta ed è forse per questo che piace tanto a molti italiani. Chi in una riunione in Spagna di tutti i premier europei è stato pescato a fare le corna dietro la testa di un collega come uno scola retto discolo nella foto di gruppo dell'ultimo giorno di scuola ? Solo che se una birichinata del genere la fa un ragazzino, a scuola , in un giorno che è ormai di vacanza e siamo vicini al 'rompete le righe', è una cosa, se lo fa in un consesso internazionale un presidente del Consigli o, che rappresenta il suo Paese, è un'altra. L'altra sera l'onorevole Fini la mentava, naturalmente in Tv (che è la principale responsabile dello sfacelo culturale del nostro Paese) che il 90% degli studenti non sa dove sia Matera. Ma chi, parlando dei mitici fondatori di Roma, li ha chiamati Romolo e Remolo? Una cosa che nella pur sgangherata scuola italiana, usata dalla nostra cla sse politica come area di parcheggio per precari, costerebbe a un alunno di quinta elementare un giro dietro la lavagna con un cappello con la scritta 'asino'?Che lezioni di buona educazione e di buon gusto possono venire da un signore che al premier norvegese Rasmussen, in visita ufficiale, fa una battuta trucida sulla propria mogli e o che in quelle festicciole che la Tv organizza per autocelebrarsi fa il cicisbeo con vallette e vallettine fra le quali ci sono quelle piazzate in qualche fiction per il piacer suo o dei suoi amici?Che credibilità può avere un signore che anche i suoi amici descrivono come bugiardo patologico ("un simpatico bugiardello", Tiziana Maiolo; "un adorabile bugiardo", Casini) e che, soprattutto, la Corte d'Appello di Venezia, nel maggio del 1990, quando nessun 'accanimento giudiziario' era ipotizzabile, ha dichiarato 'testimone spergiuro' (cioè ha giurato il falso in Tribunale) e che è poi stato salvato da un'amnistia voluta dai comunisti per non essere processati per i finanziamenti avuti dall'Urss?Che rispetto per le Istituzioni e per il proprio Paese ci può insegnare un presidente del Consigli o che in terra di Spagna, davanti a tutta la stampa internazionale' ha definito 'Mani Pulite', cioè inchieste e sentenze, anche definitive, della magistratura italiana "una guerra civile" e che ha delegittimato, di volta in volta, oltre la magistratura ordinaria, la Corte Costituzionale, la Corte dei Conti, il Presidente della Repubblica? Che senso della legalità, che 'tolleranza zero' può pretendere un signore che ha avuto decine di processi, che ne ha in corso uno per 'corruzione di testimone', che da quattro è uscito non per non aver commesso il fatto ma perchè la prescrizione ha estinto il reato e che nei casi in cui non poteva proprio scapolarla ha abolito, per legge, il reato di cui era imputato come il falso in bilancio che negli Stati Uniti può costare 30 anni di reclusione?Che coerenza dobbiamo attribuire a un signore che afferma che lui non attacca mai personalmente, dio guardi, gli avversari politici e poi definisce ripetutamente Antonio Di Pietro "un uomo che mi fa orrore"? E gli fa orrore per lo stesso motivo per cui lo fa a buona parte della classe dirigente , di destra e di sinistra: perchè, insieme al pool dei magistrati di Milano, osò richiamare per la prima volta anche la classe dirigente a quel rispetto della legge cui tutti noialtri cittadini siamo tenuti senza se e senza ma.Il lettore dirà che sono un comunista. Io sono sempre stato anticomunista, quando i comunisti esistevano e molti di quelli che oggi se la dan da anticomunisti erano iscritti al Pci o militavano nella sinistra extraparla mentare e mi aspettavano sotto casa per darmi una lezioncina a colpi di spranga. Sono semplicemente un cittadino italiano che, passati i 60, è stufo di essere preso in giro da questa gente. Non sono gli studenti che devono alzarsi quando entra il professore, sono i nostri uomini politici che dovrebbero mettersi in ginocchio davanti al popolo italiano per averlo ridotto come l'han ridotto, in campo economico, previdenziale, sociale, morale e per avergli tolto ogni senso di onestà, di lealtà, di correttezza e persino quella buona educazione che oggi si invoca dai ragazzi.
MASSIMO FINI - tratto da www.massimofini.it