domenica 30 marzo 2008

Il crollo di Olimpia

Qualche giorno fa ho postato un mio breve articolo sulla possibilità o meno di boicottare le Olimpiadi cinesi. Con sommo piacere, vedo che è in molti spiriti d'avanguardia la comune volontà di veder boicottati i giochi olimpici. Infine, il grande Massimo Fini ha pubblicato il seguente articolo:
Si discute in Occidente se si a il caso di boicottare le Olimpiadi organizzate dalla Cin a, responsabile della sanguin aria repressi one in Tibet di cui si fa fin ta di accorgersi solo ora mentre la strage di Lhasa non è che l'ultima di una serie lunga mezzo secolo.Secondo me le Olimpiadi non si dovrebbero fare né in Cin a né altrove. Non si dovrebbero fare più. Le ultime a dimensi one umana sono state quelle di Roma, nel 1960, con la leggendaria galoppata di Abebe Bikila a piedi nudi nella maratona. Dopo sono diventate un gigantesco Barnum, un baraccone grottesco, gonfiato fin o all'in verosi mile dagli enormi in teressi economici, dagli affari, dalle sponsorizzazioni. Non c'è centimetro quadrato dell'Olimpiade che non si a busi ness (in passato gli americani sono arrivati ad affittare agli sponsor anche la fiaccola olimpica portata dai tedofori vendendone il percorso a tremila dollari al chilometro). In oltre, in totale contrasto con le in tenzioni dell'in genuo barone Pierre De Coubertin , che le rein ventò nel 1893, concependole come un momento di fratellanza universale fra i popoli, da almeno quarant'anni le Olimpiadi Moderne, proprio per il gigantismo che hanno assunto e la cassa di risonanza mondiale che rappresentano, sono diventate terreno fertile per l'esplosi one di tensi oni (la rivolta degli studenti al Messi co), di rancori (la contestazione dei neri a Montreal), per boicottaggi (quelli in crociati di americani e sovietici a Mosca e a Los Angeles), per discrimin azioni grottesche (il Sudafrica no, l'Iraq nazista di Saddam sì), quando non addirittura teatro di stragi come accadde a Monaco nel 1972 ai danni degli atleti israeliani. Da allora le Olimpiadi sono protette de centin aia di migliaia di uomin i armati, da agenti segreti di ogni nazionalità, gli atleti non possono uscire dalle loro «location» se non sotto scorta.Quasi sempre il Paese che le ospita se ne serve per legittimarsi e per mascherare, dietro la perfezione e la spettacolarità dell'organizzazione, le proprie magagne, sociali e politiche. E questo è si curamente il caso della Cin a che il presi dente Bush, con la tempestività che lo contraddistin gue, ha depennato dai dieci Paesi che, a parer suo, violano i «diritti umani» proprio quattro giorni prima della strage di Lhasa.Ma tutti gli Stati partecipanti hanno in tenti politici e fanno di ogni vittoria una questione di prestigio nazionale. Così per prendere una medaglia alle Olimpiadi si in ventano sport in verosi mili e comici che non hanno in tutto il mondo che qualche centin aio di adepti o si mascherano come dilettanti professi onisti pagati centin aia di migliaia di dollari. Ma gli effetti più in quin anti di questa corsa a un malin teso prestigio politico e nazionalistico si hanno sugli atleti. Per una medaglia, soprattutto nelle specialità «regin e» delle Olimpiadi, atletica, nuoto, gin nastica, si allevano in batteria, come fossero polli, bambin i e bambin e di sei, sette anni costrin gendoli ad allenamenti quotidiani, pesantissi mi. Per una medaglia gli atleti vengono, a seconda della specialità, in grassati o denutriti, omogeneizzati, anabolizzati, spesso drogati. Ai nuotatori vengono rasi i capelli e i peli delle braccia, del petto, delle gambe, ai saltatori vengono stimolate le piante dei piedi con scariche elettriche, ad altri viene cambiato il sangue, alcune atlete, in passato, per rin forzarsi si sono fatte in gravidare per poi abortire a risultato avvenuto, ad altre vengono in iettati ormoni maschili fin o a che perdono ogni forma femmin ile.Una buona parte dei Giochi Olimpici è fatta ormai di questi fenomeni da baraccone verso i quali si prova, in vece che ammirazione, un senso di pena o la curiosi tà umiliante che ispirano la donna cannone e il nano Bagonghie. E allora prendiamo il coraggio a due mani e facciamola fin ita una volta per tutte con questo circo in decoroso e impudico. E chissà che, oltre a evitarci lo spettacolo avvilente ed in quietante di città messe in stato d'assedio per quella che viene ancora ipocritamente chiamata «la festa della gioventù» (dove in vece «si fa la festa alla gioventù), non si possa, in futuro, tornare a giocare a chi corre più veloce senza doverci trasformare in tanti Frankenstein.
MASSIMO FINI, tratto da www.massimofini.it

giovedì 27 marzo 2008

Effetti collaterali della democrazia bushiana.

All'uscita della sua cella, il giorno che lo hanno liberato, Sami el Laithi ha trovato anche una sedia a rotelle, l'unico mezzo con cui poter finalmente abbandonare la Baia di Guantanamo. Rilasciato perché innocente, Sami conosce infatti ora un'altra prigione che lo bloccherà per sempre: la paralisi. Le torture di quei lunghi quattro anni di prigionia hanno danneggiato irreparabilmente infatti la sua spina dorsale rendendogli impossibile qualsiasi movimento. Era l'ottobre 2005 quando, prosciolto dal tribunale militare statunitense dall'accusa di "nemico dello Stato", Sami è stato rispedito nel suo paese: ad attenderlo la sezione per criminali dell'ospedale Qasr el Eini del Cairo. «Da allora sono parte di questa sedia - racconta Sami al quotidiano egiziano Daily News - quando sono tornato in Egitto i miei sentimenti erano confusi, ero contento e allo stesso tempo avevo paura. Sapevo dentro di me comunque di essere un uomo finito. Anche se avessero tentato di uccidermi non avrebbero fatto un gran danno: io sono già morto».Sami è rimasto nell'ospedale del Cairo per molto tempo. Oggi è convinto di essere stato liberato solo per le condizioni fisiche e grazie al fratello Hatem. E' stato quest'ultimo che leggendo distrattamente il giornale si è accorto nella primavera del 2006 di un articolo a proposito di Guantanamo e dei prigionieri egiziani. Con i suoi amici è andato alla redazione del quotidiano el Waft per avere maggiori chiarimenti, determinato a trovare il fratello. E' stato lui ancora a presentare la lettera al presidente Mubarak di scarcerazione e a riportare finalmente Sami a casa. Shubra Al-Qas, piccolo villaggi nel Delta dell'Egitto. Da allora i movimenti di Sami e di tutta la sua famiglia sono seguiti meticolosamente dai servizi segreti egiziani, anche se nessuno sa bene il perché: «Sono in una nuova prigione, non lo vedono? - si domanda Sami - dove vogliono che vada in queste condizioni?» Qualche tempo dopo il rilascio una delle più grandi organizzazioni per i diritti umani dell'Egitto promise di coprire i costi per il processo che Sami vorrebbe intentare contro l'amministrazione di Washington, ma poi nulla è accaduto. Tante le promesse fatte nei giorni del ritorno, quando Sami finì sui tutti i media, ma nessuna è diventata realtà. Come quella del proprietario dell'ospedale tedesco di Gedda, che dopo aver giurato di voler pagargli il pellegrinaggio alla Mecca e il processo si è dileguato nell'aria. «Non posso neanche lavorare come mi mantengo? Se potessi uccidermi lo farei» dice oggi l'ex prigioniero di Guantanamo. Neanche Hatem ha un lavoro, il suo vecchio posto di interprete dell'esercito gli è stato negato proprio alla notizia della prigionia di Sami. E nessuno glielo ha ridato. Allora a Sami e a Hatem non resta che aspettare, non sanno neanche loro probabilmente cosa. Come forse fanno anche altri reduci di Guantanamo. Secondo il governo del Cairo sono 5 i cittadini egiziani passati per il carcere Usa: Alaaeddin Mohamed Salem, Reda Fadel El-Weleli, Sami El-Leithi, Adel Fattouh El-Gazzar e Sherif El-Newsashad. Come el-Leithi anche Salem è stato liberato, ma si è fatto portare in Albania, dove ha chiesto asilo politico. Degli altri non si hanno più notizie certe.

mercoledì 26 marzo 2008

Alla caccia degli italiani all'estero.

Un ex italiano, ora inglese, ha inviato al blog di Beppe Grillo la sua risposta a tal Di Girolamo, aspirante parlamentare del Pdl, candidato nella circoscrizione estera.
"Caro Di Girolamo, stamane ho ricevuto il suo volantino nella posta di casa mia, in Inghilterra. Di solito ignoro la propaganda elettorale perche', immagino come altri milioni di ex-italiani, ne ne posso piu' del vostro paese, pero' stavolta quello che ha scritto mi sprona a rispondere alla sua chiamata. Io ho gia' aiutato a sufficienza il suo partito, che poi non e' neanche un partito, in quanto non nasce da una costruzione ideologica o filosofica come i grandi partiti dell'800 e del '900, ma dagli interessi personali di un imprenditore miliardario che decise di scendere in campo per timore che una vittoria dei discendenti del partito comunista lo costringessero ad esiliarsi in qualche isola tropicale, anziche' continuare a fare i suoi interessi nel paese dove viveva.Bene, caro Di Girolamo, sappia che chi le scrive quell'uomo l'ha gia' aiutato abbastanza. Lo feci nel 1994, quando fondai a Londra il primo Club Forza Italia, sprecando la mia faccia, la mia intelligenza, i miei soldi e il mio tempo, per un uomo che pensavo davvero intendesse promuovere il liberalismo nel vostro paese, e davvero intendesse stabilire un ordine meritocratico in un paese marcio per nepotismo, clientelismo e familismo (sia a destra che al centro che a sinistra).Un paese unico al mondo che vanta due popolazioni: sessanta milioni di italiani dentro le Alpi che sopravvivono grazie alle raccomandazioni, e cento milioni di ex-italiani fuori dalle Alpi che, non sentendosela di far parte delle brigate rosse o di un clan mafioso, decisero ad un certo punto della loro vita di emigrare e, le piaccia o no, di diventare 'altri'.Preciso che chi le scrive non e' in Inghilterra per fare lo spazzino o il lava-vetri. Io lavoro come psichiatra forense alle dirette dipendenze del ministero della Giustizia e della Sanita' britannici, guadagno piu' di centomila euro all'anno, pago il 40% di tasse fino all'ultimo penny, e sono soggetto, in virtu' del mio nuovo passaporto a tutti i doveri e i diritti dei sudditi della nostra carissima H.R. Queen Elisabeth II.Che sicuramente avrà i suoi difetti anche lei, ma almeno e' una regina vera, e non una merda come i tanti pregiudicati, corrotti e mafiosi che popolano il vostro ridicolo Parlamento. Giovanni Dalla-Valle, ex-italiano, e' un'INGLESE come tanti. Si sveglia alle 5.30, lavora 10 ore al giorno, fa i turni di guardia, torna a casa alle 19.00 dove trova il figlio Matteo, di cui e' padre singolo. Se fosse stato per l'Italia sarei ancora alle dipendenze economiche dei miei genitori, ultimo assistente in un ospedale del cesso (nonostante laureato a 25 anni a Padova con 107/110), solo per il fatto che mio padre e' un nessuno e non s'e' mai curato di leccare il culo agli altri.
Ed ora veniamo alle sue proposte elettorali. Usufruire dell'assistenza sanitaria gratuita in Italia per piu' di tre mesi, come stabilisce la vostra legge?Ma scusi, ma perchè io che che pago le tasse in questo paese, dovrei parassitare i servizi di un paese dove non pago le tasse? Persino tre mesi sono ingiusti. Qui la sanita' e' gratuita. Non dovrei pagare le tasse per una seconda casa in Italia? Ma scusi, perche' mai uno che puo' permettersi una seconda casa nel vostro paese non dovrebbe pagare le tasse come fa per la prima casa in questo paese? Se ha sufficienti soldi per acquistare una seconda proprieta' in Italia, perche' non dovrebbe contribuire alle normali tassazioni di quel paese? Non pagare per il rinnovo del passaporto? Problema gia' risolto. Ho un passaporto inglese. E non comporta nessun bollo annuale e il rinnovo e' decennale.Migliorare l'assistenza del consolato? Ma via, Di Gerolamo, non spari cagate! Qui tutti sanno che il consolato italiano e' una fogna per raccomandati e figli di o amici di. Il livello d'incompetenza e arroganza agli sportelli e' arci-noto. Sara' mica lei che lo cambia adesso, vero? Il governo del suo capo durò cinque anni. Lo sapete benissimo che questo e' il peggiore consolato del mondo. Perche' non li avete cacciati a pedate nel c..o allora? Perche', dannazione, sono AMICI degli AMICI vostri, ecco perche'."Perdiamo per strada le giovani generazioni". Sorry, Di Girolamo. Avete perso gia' perso anche quelle meno giovani (io ne faccio 45 quest'anno!). Rialzati Italia? Ma col cazzo, mi consenta, Di Girolamo! Quelli come me, e sono milioni, l'Italia la vogliono giu' per sempre!!!. Ce`l'avete messa nel c..o per una vita. Cosa volete adesso? Che vi votiamo ancora??? Ma per favore. Siate seri!"
Giovanni Dalla-Valle - tratto da www.beppegrillo.it

martedì 25 marzo 2008

Colombo e Ulisse

Il mondo Moderno non mi piace. E' superbo, è cieco, è sordo, è smemorato. So che a tanti altri, come me, il mondo Moderno non piace. "Un altro mondo è possibile", diceva qualcuno pochi anni fa. Quel qualcuno oggi, molto probabilmente, siede in qualche istituzione, e sta leggittimando il mondo attuale. Ma questa è un'altra storia, o meglio... è sempre la stessa storia! Quando sorse il movimento NO global, si sperava davvero che fosse possibile fermare la locomotiva delle "magnifiche sorti e progressive" del capitalismo neoliberista. Invece, dopo pochissimo tempo, gli intellettualoidi della sinistra pensarono bene di definirsi NEW global, dividendo il campo dei contestatori della modernità in due aree: l'area NO e l'area NEW. I primi, fedeli alla contrapposizione più dura ed intransigente della globalizzazione, non avevano nessuna fiducia nel futuro, nel progresso, nella possibilità di cambiare "in avanti" il mondo: per i NO global, tra cui vi ero e vi sono anche io, il mondo va fermato. Resettato. Fatto tornare indietro. Non è una battaglia "rivoluzionaria": è una lotta "reazionaria", se vogliamo anche conservatrice. Chi l'ha detto che le riforme siano causa di progresso? Le riforme della giustizia, delle pensioni, del mercato del lavoro, hanno segnato punti d'avanzamento per i cittadini, o punti di crisi?
I NEW global, invece, assomigliano molto ai novelli Cristoforo Colombo: avventurieri alla ricerca del Nuovo mondo, fatto di pace, di tolleranza, di vera democrazia, di nuovi diritti. Che questo Nuovo Mondo esista o meno, non è importante: va costruito, è necessario.
Io non sono tra questi. Io non amo l'avventurismo dei Cristoforo Colombo. Io non voglio costruire nulla di nuovo, specie se il nuovo si chiama Progresso, Flessibilità, competitività, Know how, Lavoro immateriale, Delocalizzazione, Privatizzazione. Io non vado alla ricerca di nessun Nuovo Mondo.
Io voglio tornare ad Itaca. Come Ulisse, viaggio verso il passato. Il mio futuro è il mio passato. Al progresso preferisco la Tradizione, alla flessibilità antepongo la Stabilità, alla competitività sostituisco la Solidarietà.
Io voglio tornare ad Itaca, dove Penelope mi sta aspettando. Dove non c'è un mondo da inventare, bensì un mondo da riattualizzare. Dove c'è un sistema di Valori, di Ideali, che non si è ancora svenduto al miglior offerente.
Chiamatemi NEMO: è il nome che Ulisse diede a Polifemo.
Io sono Nemo. Voglio tornare ad Itaca.

lunedì 24 marzo 2008

Il Travaglio del Partito Democratico.

Sul blog "unofficial" di Marco Travaglio (http://www.marcotravaglio.it/) c'è da vari giorni un post che pone l'accento su alcuni candidati o dirigenti del Pd. Sono pochi esempi, ma piccoli grandi esempi, di come un partito che si autodefinisce democratico rischia di annoverare al suo interno personaggi che democratici non sono, nè nelle parole nè nei fatti, a meno che non si voglia considerare "democratica" la mafia, la prassi illecita dei finanziamenti e delle tangenti, le bombe e gli attentati...
"Parliamo di quelli che incontrano e baciano boss mafiosi per parlare di appalti (Vladimiro detto Mirello Crisafulli. Deputato Del Partito Democratico - L'ulivo. Componente della Commissione Bilancio Tesoro e Programmazione edella Commissione per la Vigilanza sulla Cassa Depositi e Prestiti).
Parliamo di quelli che hanno lasciato sprofondare una città nell'immondizia (Antonio Bassolino. Partito Democratico - Presidente della Regione Campania).
Parliamo di quelli che, accusati di finanziamento illecito al partito, spacciano prescrizioni per assoluzioni (Cesare De Piccoli Deputato del Partito Democratico - L'ulivo).
Parliamo di quelli che si dimenticano di costituirsi parte civile controchi ha piazzato mezzo chilo di tritolo tentando di far fuori un assessoredella loro giunta. Che dichiarano di "disprezzare profondamente i pentiti"che svelano i mandanti del fallito attentato. Che vengono bersagliati daavvisi di garanzia. E che continuano a nascondersi dietro la giunta per le autorizzazioni a procedere (Vincenzo De Luca Sindaco di Salerno Deputato del Partito Democratico-L'ulivoComponente della Commissione Agricoltura).
Parliamo di quelli che sono stati assolti solo grazie alla nuova legge sul"giusto processo" perchè l' imprenditore che aveva confessato la consegnadi una mazzetta durante le indagini preliminari, non si è presentato inaula. Con il risultato che, per lo stesso fatto, il corruttore è statocondannato e il corotto assolto (Luigi Cocilovo Deputato del Parlamento Europeo Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa - Membro dell'Ufficio di presidenza e della Commissione per l'occupazione e gli affari sociali"). "
La sensazione che viene, a saper certe cose, è il disgusto. Non è la rabbia (non ancora, almeno), nè l'indignazione (non più, ormai): è il Disgusto. Con la D maiuscola, identica alla D del Partito Democratico. Per anni ci hanno detto che Berlusconi, Forza Italia e la CdL erano il ricettacolo di mafiosi, evasori, corrotti e corruttori: probabilmente è vero, almeno in parte. Cosa dire, però, del partito veltroniano? Ricordano, lor signori, la lezione berlingueriana sulla questione morale? E Tonino Di Pietro, persona che mi sembra pulita, riesce a stare nello stesso partito con questi esemplari?
Si attende cortese risposta...

domenica 23 marzo 2008

C'era una volta l'Europa...

Se vi dicessi che c'è in Europa un Paese dove non esiste la disoccupazione, non esiste il lavoro precario, non esiste il problema dei pendolari, non esiste l'inflazione, dove le tasse sono al 10\%, dove ognuno possiede una casa e quanto basta per vivere e quindi non ci sono poveri, mi prendereste per matto. E avreste ragione. Perchè questo è il Paese che non c'è. Ma è esistito. E' esistito un mondo fatto così. E si chiama Medioevo Europeo.La disoccupazione appare, come fenomeno sociale, con la Rivoluzione industriale. Prima, con una popolazione formata al 90/95\% da agricoltori e artigiani, ognuno, o quasi, viveva sul suo e del suo, aveva, nelle forme della proprietà o del possesso perpetuo, una casa e un terreno da coltivare. E anche i famigerati 'servi della gleba' (i servi casati), comunque una realtà marginale, se è vero che non possono lasciare la terra del padrone non ne possono essere nemmeno cacciati. Non esisteva il precariato perchè il contadino lavora tutta la vita sulla sua terra e l'artigiano nella sua bottega che è anche la sua casa (per questo non esiste nemmeno il pendolarismo). Il giovane apprendista non percepisce un salario, ma il Maestro ha il dovere, oltre che di insegnargli il mestiere, di fornirgli alloggio, vitto e vestiti (due, uno per la festa, l'altro per i giorni lavorativi; ma, in fondo, abbiamo davvero bisogno di più di due vestiti?). Dopo i sette anni di apprendistato il giovane o rimarrà in bottega, pagato, o ne aprirà una propria. Senza difficoltà perchè c'è posto per tutti. Gli statuti artigiani infatti proibiscono ogni forma di concorrenza e quindi, di fatto, la formazione di posizioni oligopoliste. Per tutelare però l'acquirente (oggi diremo 'il consumatore') gli statuti stabiliscono regole rigidissime per garantire la qualità del prodotto.Nelle campagne il fenomeno del bracciantato si creò quasi a ridosso della Rivoluzione industriale quando i grandi proprietari terrieri cominciarono a recintare i loro campi (enclosure) rompendo così il regime delle 'terre aperte' (open fields) e delle servitù comunitarie (ad uso di tutti) su cui si era retto per secoli lo straordinario ma delicato equilibrio del mondo agricolo. Per molti contadini, non avendo più il supporto delle servitù, la propria terra non era più sufficiente a sostentarli. Ma fu un fenomeno tardo. Perchè la concezione di quel mondo, contadino o artigiano, era che ogni nucleo familiare doveva avere il proprio spazio vitale. Scrive lo storico Giuseppe Felloni: "Le terre sono divise con criteri che antepongono l'equità distributiva all'efficenza economica".Le imposte, comprendendovi quelle statali, quelle dovute al feudatario, nella forma di prelievo sul raccolto e di corvèes personali, la 'decima' alla Chiesa, non superarono mai il 10\%. E' vero che anche i servizi erano minimi, ma per molti aspetti di quello che noi oggi chiamiamo 'welfare' sovveniva la Chiesa, naturalmente nei modi consentiti dai tempi.Non esisteva l'inflazione. I prezzi rimanevano stabili per decenni. Una delle rare eccezioni fu la Spagna degli inizi del XVII secolo a causa dell'oro e dell'argento rapinati agli indios d'America. E nel suo 'Memorial' Gonzales de Collerigo scrisse con sarcastica lucidità: "Se la Spagna è povera è perchè è ricca". Che è poi la paradossale condizione in cui si trovano molti Paesi industrializzati di oggi.In quel mondo, per quanto a noi appaia incredibile, non esistevano i poveri. Il termine 'pauperismo' nasce nell'opulenta Inghilterra degli anni '30 dell'Ottocento. Fu Alexis de Tocqueville, uno dei padri del mondo moderno, ad accorgersi per primo dello sconcertante fatto che nel Paese del massimo sforzo produttivo e industriale c'era un povero ogni sei abitanti mentre in Spagna e Portogallo, dove il processo era appena agli inizi, la proporzione era di 1 a 25 e che nei Paesi e nelle regioni non ancora toccate dalla Rivoluzione industriale non c'erano poveri. Perchè è la ricchezza dei molti, alzando il costo della vita, a rendere poveri tutti gli altri. Che è quanto sta accadendo oggi in Russia, in Cina, in Albania, in Afghanistan e persino in Italia.Su tutto questo, credo, dovrebbero riflettere coloro che fra un mese saranno chiamati a governarci.
MASSIMO FINI

venerdì 21 marzo 2008

Siamo stanchi!

Siamo stanchi di vedere mortificata la nostra sovranità.
Siamo stanchi delle promesse elettorali, di chi mente sapendo di mentire.
Siamo stanchi di sentirci dire che le tasse scenderanno senza che ci venga spiegato con quale copertura finanziaria, e quando è noto che andiamo incontro ad un passaggio economico difficile.
Siamo stanchi delle geometrie politichesi, dei centri moderati, della sinistra riformista, della destra liberale, degli antagonisti e dei radicali.
Siamo stanchi delle emergenze ininterrotte.
Siamo stanchi degli interventi di moda, dei decreti legge fatti quando c'è il morto, dei commissari nominati dopo altri commissari, dell'ipocrisia.
Siamo stanchi delle facce contrite, dei funerali di Stato, delle espressioni di cordoglio.
Siamo stanchi delle minestre riscaldate, del putridume che ricicla se stesso in una nuova carica, o che addirittura lo fa tornando a vecchie cariche.
Siamo stanchi degli avvisi di garanzia usati ad arte per colpire gli avversari politici.
Siamo stanchi di sentirci razzisti, perché ci impongono una finta solidarietà che genera solo dolore ed emarginazione.
Siamo stanchi di chi si arricchisce sfruttando la propria posizione pubblica.
Siamo stanchi di dover fare calcoli economici prima di mettere al mondo un figlio.
Siamo stanchi di chi vota il meno peggio perché non c'è alternativa.
Siamo stanchi di chi vota con i paraocchi dell'ideologia, acriticamente, a prescindere da tutto, sempre per la stessa parte.
Siamo stanchi di chi dice che tanto non cambia niente, di chi si lamenta rifugiandosi nel proprio orticello, di chi tira il sasso e nasconde la mano.
Siamo stanchi di chi litiga in un'assemblea di condominio, e non si sogna minimamente di difendere la propria Nazione.
Siamo stanchi dell'antipolitica che si arrende in cabina elettorale, e traccia la X sul più simpatico, sul più telegenico, sul più potente.
Siamo stanchi di morire sul lavoro.
Siamo stanchi dell'indignazione a comando, suscitata dai media e sovrascritta dal nuovo caso di cronaca.
Pensare che l'astensione favorisce la maggioranza, o che non ha alcuna conseguenza è esattamente il ragionamento che i politicanti si aspettano da te.
E' in questa situazione bloccata che bisogna spezzare ogni schema e decidere con coraggio.
ASTENSIONE CONTRO LA PARTITOCRAZIA
ASTENSIONE CONTRO L'ALIENAZIONE DEL CITTADINO
ASTENSIONE PER LA SOVRANITA'
L'ASTENSIONE E' UNA SCELTA DI DEMOCRAZIA!

mercoledì 19 marzo 2008

Sul boicottaggio delle Olimpiadi cinesi

Le immagini del popolo tibetano massacrato dall'esercito cinese stanno facendo il giro del mondo. Dalla Cnn a Youtube, passando addirittura per la nostra Rai, gli occhi dell'Occidente (moderno, democratico, liberale, laico, ecc...) sono stati catapultati in una nuova Tienamen, ed ecco partire il coro di disgusto, di sofferenza, di critica feroce al regime cinese, che è notoriamente komunista, antidemocratico, illiberale, antireligioso e discriminatorio. Sull'appellativo comunista, attaccato al governo cinese, si potrebbe dissertare parecchio: non basta definirsi comunisti, per esserlo. I livelli di sfruttamento raggiunti in Cina dimostrano che lì, più che il socialismo, c'è un formidabile esempio di Capitalismo. Di Stato, certo, ma pur sempre capitalismo.
Sic rebus stantibus, quando qualche pensatore libero ed indipendente ha proposto all'Occidente di boicottare le Olimpiadi di Pechino in programma quest'anno, si aspettava di suscitare un minimo di dibattito. Invece - apriti cielo - tutti d'accordo nel NON boicottare le Olimpiadi. E quando dico tutti... dico tutti: dal Secolo d'Italia a Rifondazione Comunista, dal Pdl alla copiacarbone Pd. Tutti d'accordo, nel dire che bisogna andarci alle Olimpiadi, anzi. Sfruttare il palcoscenico olimpico per protestare, anzi. Esprimere solidarietà al popolo tibetano, anzi.
Ebbene io dico, cibandomi un pò di dietrologia, che a questi signori - politicanti di ogni schieramento - di andare contro il colosso cinese non gli passa manco per la testa. Troppi interessi (economici) legano l'Occidente alla Cina, in generale, e alle Olimpiadi, in particolare. Ce la vedete voi la Pepsi a sponsorizzare una manifestazione sportiva boicottata? Sapete di quanti miliardi stiamo parlando? E le tv, pay tv, pay per view, digitali terrestri e satelliti vari? Hanno investito miliardi, e adesso si ritrovano un prodotto svuotato? E se la Cina, a seguito di un boicottaggio, vedesse crollare gli introiti già programmati, non credete che minaccerebbe le economie mondiali?
USA ed Europa hanno bisogno del mercato cinese, l'Occidente - invenzione terminologica in quanto, essendo la terra sferica, ogni occidente è a oriente di qualcosa - ha bisogno della Cina. Quindi tutti pronti a solidarizzare coi tibetani, a manifestare fuori alle ambasciate cinesi, ma di boicottare le Olimpiadi NON SE NE PARLA NEMMENO!
Le Olimpiadi, quelle dell'antica grecia, garantivano un periodo di pace generale: tutte le guerre, tutti i conflitti venivano sospesi durante i giochi olimpici. Nel mondo moderno, viceversa, le Olimpiadi si tengono per gli sponsor, e si terrebbero comunque anche durante una guerra nucleare.
Parafrasando Tacito: hanno venduto tutto, e l'hanno chiamata Modernità.

martedì 18 marzo 2008

Contro un mondo di Immortali.

Anni fa uno dei padri della psicoanalisi italiana, Cesare Musatti, laico, dichiarò, quando aveva superato i novant'anni ed era quindi al di là di ogni sospetto: "Un mondo popolato solo da vecchi, o prevalentemente da vecchi, mi farebbe orrore". Sono quasi le stesse parole usate, qualche giorno fa, da Benedetto XVI parlando ai ragazzi del Centro Giovanile San Lorenzo di Roma: "Un mondo di vecchi sarebbe spaventoso". E Ratzinger ha aggiunto, in polemica con quella parte della scienza medica, biologica, genetista (e anche con quella pseudocoscienza, più vicina alla ciarlataneria di Cagliostro e degli alchimisti, dei medici-manager alla Veronesi e alla Don Verzè col suo 'Centro San Raffaele Quo Vadis' e il suo progetto per l'immortalità) che sta lavorando per portare la vita dell'uomo a 120 anni e in prospettiva, con ulteriori nuove scoperte, a 400, a 500, a 800 anni: "Poniamo pure che venisse scoperta la 'pillola dell'immortalità'. Che cosa accadrebbe? Avremmo un mondo invecchiato, un mondo di vecchi che non lascerebbe più spazio ai giovani, alla novità della vita". Se portiamo infatti i progetti prometeici dei nostri moderni scienziati alle loro estreme conseguenze logiche si arriverebbe a un punto in cui, in un mondo saturo di umani, non ci sarebbe più posto per nuove nascite. Sarebbe un mondo pietrificato. Quello degli Immortali sarebbe un mondo morto. Questi sono i paradossi cui conduce la Scienza quando inseguendo i deliri di onnipotenza della Ragione illuminista perde la ragionevolezza, il senso del limite.L'uomo della società preilluminista, preindustriale, agricola, sapeva bene, attraverso la conoscenza del ciclo seme-pianta-seme, che la morte non è solo la conclusione inevitabile della vita, ma è la 'precondizione' della vita. Senza la morte non ci sarebbe nemmeno la vita.Certo, l'uomo non è una pianta. Per lui le cose non sono così semplici. E' un animale tragico perchè è la sola creatura ad essere lucidamente consapevole della propria esistenza e della sua ineluttabile conclusione. E questo è un boccone amarissimo da mandar giù. D'altro canto se non può accettare serenamente la propria morte non può nemmeno concepire l'immortalità. Tanto il finito che l'infinito, sia nel tempo che nello spazio, sono fuori dalla sua possibilità di comprensione, concettuale ed emotiva. Per questo, attraverso le religioni, ha ipotizzato un'immortalità metafisica (che è il discorso che faceva Ratzinger a quei ragazzi), ma non ha mai pensato, se non nella letteratura di fantascienza, alla possibilità di un'immortalità fisica.Ci voleva la dabbenaggine della scienza moderna per arrivare a questo.Del resto è da tempo che la Scienza, allontanandosi dalla conoscenza pura in favore delle sue applicazioni e del suo braccio armato, la Tecnologia, ha smesso di farsi domande. Si è risolta in un puro agire. Se può fare una cosa la fa, punto e basta, senza porsi ulteriori interrogativi. E questo, lasciando pur perdere le follie deliranti sull'immortalità, vale anche per quell'imperativo categorico dei tempi moderni che è l'allungamento a tutti i costi della vita. Ma se questo allungamento abbia davvero un senso, e quale, la Scienza non se lo chiede. Già nei primi anni del '900, in quel suo straordinario saggio intitolato 'La scienza come professione', Max Weber scriveva: "Il 'presupposto' generale della medicina moderna è che sia considerato positivo, unicamente in quanto tale, il compito della conservazione della vita...La scienza medica non si pone la domanda se e quando la vita valga la pena di essere vissuta. Tutte le scienze naturali danno una risposta a questa domanda: che cosa dobbiamo fare se vogliamo dominare 'tecnicamente' la vita? Ma se vogliamo e dobbiamo dominarla tecnicamente, e se ciò, in definitiva, abbia veramente un significato, esse lo lasciano del tutto in sospeso oppure lo presuppongono per i loro fini". Purtroppo i Max Weber non ci sono più. Oggi siamo in mano ai Don Verzè.
MASSIMO FINI

lunedì 17 marzo 2008

La finta contrapposizione

Hanno programmi simili. Troppo simili. Quasi identici. Certo - dicono loro - i problemi sono gli stessi, ed anche le risposte si assomigliano. Certo - dico io - e allora perchè dovrei votare te, Silvio, oppure te, Walter.
Primo tema: precarietà. Legge 30 e, prima ancora, pacchetto Treu. Chi di voi due vuole abolire queste norme? Risposta: nessuno dei due.
Secondo tema: energia. Kyoto ci dice che il Pianeta rischia il collasso. Il petrolio scarseggia, i prezzi aumentano, serve più energia e ad un costo minore. Voi dite: sviluppo sostenibile. Io dico: decrescita. Chi di voi due è contro il nucleare? Risposta: nessuno dei due.
Terzo tema: libertà. Intesa come libertà individuale (legalizzazione droghe, eutanasia, aborto, ecc...) e libertà collettiva (unioni di fatto, matrimoni tra gay, ecc...). Chi di voi due è favorevole a queste due cose? Risposta: nessuno dei due.
Quarto tema: laicità. Il Vaticano ha seriamente rotto le scatole. Fa politica. Ratzinger, Ruini, Bagnasco & Co. pensano molto poco alle anime, e decisamente troppo ai corpi. La Chiesa ha esenzioni e riduzioni fiscali incomprensibili. Chi di voi due vuole ripristinare un minimo di decenza e tutelare la laicità dello Stato? Risposta: nessuno dei due.
Quinto tema: missioni. I nostri soldati sono in giro per il mondo ad "esportare democrazia" ed a "portare la pace". In realtà, stanno in giro per tutelare vari interessi economici. Chi di voi è per il ritiro immediato delle truppe? Risposta: nessuno dei due.
Silvio, perchè strappi il programma di Veltroni, dicendo che fa schifo, quando due giorni prima hai detto che è la copia del tuo?
Walter, perchè il Partito Democratico ha, al suo interno, le stesse identiche contraddizioni che aveva la coalizione dell'Unione (Binetti e Bonino, Confindustria ed operai Thyssen, laici cattolici ed atei devoti, ecc...)?
Attendo pazientemente risposta...

venerdì 14 marzo 2008

Vince Ferrando!

Dopo la stomachevole performance di Roberto Fiore di ieri sera a Porta a Porta, credevo di trovare sui vari forum un minimo di critica. Le DELIRANTI affermazioni sul commissariamento militarizzato per 5 anni di Campania, Calabria e Sicilia, oltre ad essere delle emeritre stronzate, offendono i cittadini di quelle zone. Fiore ha avuto il coraggio di dire: "Mandiamo i nostri soldati in Iraq... non possiamo mandarli a Napoli?". Io sono di Napoli, e con tutti i problemi che ha la mia città, non me la sento di paragonarla a Baghdad! Ancora peggio quando il nazionalista Fiore si dava rispettivamente manforte col secessionista leghista Castelli! Infine il sondaggista di Porta a Porta sentenziava per Forza Nuova un inutile 0.1 %, praticamente un "errore statistico".Di ben altra levatura gli interventi di Ferrando, mentre la professoressa e Turigliatto mi hanno sinceramente disgustato. Ma Ferrando...cazzo, quello si che ha le palle: coerenza, visione lungimirante, critica del presente fondata su analisi scientifica (anche se di parte) della realtà, proposte radicali ma non folli come la militarizzazione di tre regioni!
Male Turigliatto: classica scenata, e un'occasione persa per far sentire le proposte di Sinistra Critica; malissimo la professoressa del PdAC: proposte fuori dal mondo e capacità espressiva minima. Viceversa, Ferrando ha dato una grande prova: le sue proposte, radicali alquanto, sembravano comunque non avere quell'alone di utopismo e di ideologizzazione che spesso si rimprovera agli esponenti della sinistra. Con piacere ho notato che Vespa e gli altri giornalisti presenti davano un peso, seppur minimo, alle proposte del Pcl, non liquidando il tutto come "estremismo di una certa sinistra", bensì interloquendo con Ferrando. Infine, Mannahimer ha dato gli "exit pol": il PCL sarebbe intorno allo 0.6%, ed è in continua crescita.

giovedì 13 marzo 2008

Zero Voto


Cittadini, aprite gli occhi! Non andate nella solita, e collaudata, trappola. Non andate a legittimare per l'ennesima volta, col vostro voto, rappresentanti che non vi rappresentano e una classe politica che, presa nel suo complesso, senza distinzioni fra destra e sinistra apparentemente avversarie in realtà complici, ha come unico interesse quello di autotutelarsi per perpetuare all'infinito il proprio potere. La verità è che la cosiddetta democrazia rappresentativa, la "democrazia reale", quella che concretamente viviamo, non è la democrazia ma una sistema di minoranze organizzate, di oligarchie, di aristocrazie mascherate che hanno tutti i privilegi delle aristocrazie storiche senza peraltro averne nemmeno gli obblighi: non lavorano, non pagano le tasse su una parte notevolissima - 100 mila euro - dei loro già cospicui emolumenti, hanno, di fatto, un diritto penale proprio che gli permette di continuare a perpetuare impunemente i loro abusi, i loro soprusi, le loro aperte illegalità e l'occupazione arbistraria dello stato e di ampi settori della società civile. Queste oligarchie soffocano e mortificano l'individuo singolo, l'uomo libero che non vuole assoggetarsi ad umilianti infeudamenti, cioè proprio il soggetto di cui il pensiero liberale voleva valorizzare capacità, meriti, potenzialità e che sarebbe il cittadino ideale di una democrazia, se esistesse davvero, e ne diventa invece la vittima designata. Il "sistema Mastella" non è il sistema del signor Clemente Mastella ma di tutti i partiti, nessuno escluso, a seconda delle rispettive aree di influenza. Questi neosignorotti feudali, nazionali e locali, pretendono l'affiliazione ed elargiscono indebiti favori in cambio dell'obbedienza. La frase di Ignazio Silone, "Per vivere un po' bene bisogna vendere l'anima. Non c'è altra via", fu scritta in pieno fascismo ma si attaglia ancor meglio al nostro oggi. Chi non ci sta è inesorabilmente emarginato a favore degli affiliati, degli adepti, dei famuli, dei favoriti, dei clientes. I metodi dei partiti sono quelli della mafia: il ricatto, la minaccia allusiva, la tangente. I partiti non sono, come ci viene ripetuto fino alla nausea, l'essenza della democrazia, ma la sua negazione. Perchè ledono alla radice il fondamentale principio liberale dell'uguaglianza almeno sui blocchi di partenza. Il sistema non si cambia cambiando qualche uomo o qualche sigla, ma cambiando il sistema. Cittadini, l'unica libertà che avete, con le elezioni, è di scegliere da quale oligarchia preferite essere schiacciati, prevaricati, umliliati, offesi. Riprendetevi quel tanto di dignità che vi è stato lasciato e rifiutate di legittimare, col voto, la vostra sottomissione e la vostra degradazione. Lasciateli soli.

MOVIMENTO ZERO
Puoi scaricare il manifesto in pdf

mercoledì 12 marzo 2008

Esportazione di democrazia.

Vi avverto. Sono immagini molto forti. Vedrete gli effetti delle armi con cui si combattono le "guerre preventive", con cui si "esporta la democrazia". Basta cliccare sul seguente link
http://www.albasrah.net/en_articles_2006/1106/Effects_of_Depleted_Uranium_on_Iraqies.pdf

Un telecomando per spegnere il solito teatrino della politica

C'è un delizioso racconto di Dino Buzzati intitolato "Il crollo della Baliverna". In un o stracco pomeriggio di sabato un ometto qualun que, un sarto, e suo cognato fanno un a gita in campagna, in un luogo dove sorge, isolato, un mastodontico e possente edificio, anche se a guardarlo con attenzione, parecchio diroccato, la Baliverna appun to. Il cognato, che ha passioni da entomologo, si ferma nei prati circostanti per osservare gli insetti. Il sarto gironzola un po' intorno all'edificio poi, notando che ha parecchie sporgenze, gli salta in testa di arrampicarvisi sopra. Non che intenda arrivare fino in cima all'immenso e altissimo edificio: vuole solo sgranchirsi le gambe. Sale quindi, ma arrivato all'altezza di due metri un 'asta di ferro cui si era attaccato cede, e lui capitombola a terra con essa. L'asta sosteneva però un 'ampia mensola che a sua volta reggeva alcun i mattoni che ruzzolano giù. Nel muro si apre un a crepa. Insomma, per farvela breve, "per un a mostruosa concatenazione di cause ed effetti", in pochi minuti l'intero edificio collassa al suolo.L'improvviso crollo di ascolti del mastodontico Festival di Sanremo potrebbe essere il crollo della Baliverna e portare, in un a serie di concatenazioni, alla fine di un regime politico che sembrava indistruttibile. La gente comincia ad averne la tasche piene della Televisione, della sua ossessiva ripetitività. Del suo pensiero un ico mascherato da dibattito, del suo continuo ossequio a un a classe politica pletorica e perenne. E la Tv generalista, Rai + Mediaset, è il perno di questo regime come quell'apparentemente innocua asta di ferro lo era della Baliverna. L'eterno mascherone di Baudo, che si accorge che "l'Italia è di merda" perchè non lo ascolta più, mentre, per la sua parte ne è stato un o dei protagonisti, equivale agli eterni mascheroni di Berlusconi, di Veltroni, di Fini, di Bertinotti, di Casini che adesso si affannano a cambiare sigle e schieramenti perché intuiscono, sia pur ancora vagamente, che l'Italia non li segue più. Il faraonico e inutile Festival di Sanremo fa il paio col faraonico e inutile cicaleccio dei nostri politici che si spalma sui talk show, su "Radio anch'io" e su tutte le altre trasmissioni in cui sono onnipresenti, coi soliti discorsi, con le solite vetuste idee (si fa per dire), con le solite promesse che ascoltiamo da decenni.Come, da anni, non c'è ragazzo che compri un disco uscito dal Festival di Sanremo, così da anni sono pochissimi gli italiani per i quali i nostri uomini politici, di sinistra o di destra, abbiano un qualche appeal. Un a recente indagine Eurispes documenta che solo il 14\% dei cittadini (compresi quindi gli uomini degli apparati, i protetti, i favoriti, i famuli, le troiette di regime) ha fiducia nei partiti. Altro che "popolo della sinistra" o "popolo della destra". Quattro gatti, i più direttamente interessati.Dopo il tracollo del Festival, Vittorio Feltri, cui tutto si può negare tranne l'intuitaccio giornalistico, ha sparato un a bordata pesantissima contro la Casta, ricomprendendovi anche Berlusconi di cui è stato servitore fedele, anche se intelligente, per anni. Scrive che gli italiani sono cambiati, maturati, diventati adulti e come non sopportano più le banalità del Festival di Sanremo non sopportano più le banalità della Casta. Non credo si tratti di maturazione. È che, come dicono in Toscana, "il bisognino fa trottar la vecchia". La crisi economica costringe la gente a porsi delle domande che vanno oltre l'economico, a chiedersi che cosa rappresenti realmente la nostra classe politica, che cosa sia realmente la democrazia in cui viviamo, che senso abbia, e di che lacrime grondi e di che sangue, il modello di sviluppo di cui i nostri reggitori, nazionali e internazionali, sono sponsor.Certo per innocuizzare il Festival di Sanremo basta spegnere il telecomando . Mentre noi siamo costretti ogni tot anni ad andare a scegliere, con le elezioni, da quale oligarchia preferiamo essere schiacciati, prevaricati, umiliati, offesi, presi in giro. Ma in fondo, un telecomando c'è anche qui. Basta non andare a legittimarli col voto. Lasciamoli soli. Con i loro Festival.

martedì 11 marzo 2008

(Non) Voto di protesta.

Sul post "Ecco perchè non voto" è stato postato un commento anonimo (firmatevi, vi prego, anche con uno pseudonimo) che mi sembra molto interessante. Parla di come, secondo la legge, è possibile recarsi alle urne ed esprimere un voto di protesta, diverso dai classici "scheda nulla o bianca". Non garantisco sulla veridicità di questa fonte, però credo possa essere davvero utile, qualora fosse vero.
"Ecco il modo PER SABOTARE LE ELEZIONI con un METODO LEGALE! Se votate scheda bianca o nulla perchè non vi sentite rappresentati danessun partito, in realtà, favorirete il partito con più voti. Infatti (vedere REGOLAMENTI PER IL CALCOLO DEL PREMIO DI MAGGIORANZA) anche i voti bianchi o nulli entrano nel calcolo del premio di maggioranza, favorendo chi ha preso più voti. ESISTE UN'ARMA LEGALE CONTRO QUESTA LEGGE INDECENTE E ANTIDEMOCRATICA! Di seguito i riferimenti legali.Tutto si basa su un uso 'puntiglioso' della legge:Testo Unico delle Leggi ElettoraliD.P.R. 30 marzo 1957, n. 361 - Art.104 - Par. 55)
Il segretario dell'Ufficio elettorale che rifiuta di inserire nel processo verbale o di allegarvi proteste o reclami di elettori è punito con la reclusione da sei mesi atre anni e con la multa sino a lire 4.000.000. Illustro nei dettagli il sistema da usare:
1) ANDARE A VOTARE, PRESENTARSI CON I DOCUMENTI + TESSERA ELETTORALE E FARSI VIDIMARE LA SCHEDA
2) ESERCITARE IL DIRITTO DI RIFIUTARE LA SCHEDA (DOPO VIDIMATA), dicendo: "Rifiuto la scheda per protesta, e chiedo che sia verbalizzato".
3) PRETENDERE CHE VENGA VERBALIZZATO IL RIFIUTO DELLA SCHEDA
4) ESERCITARE IL PROPRIO DIRITTO METTERE A VERBALE UN COMMENTO CHE GIUSTIFICHI IL RIFIUTO (ad esempio 'Nessuno dei politici inseriti nelle liste mi rappresenta', 'la consulta ha dichiarato questo sistema elettorale anticostituzionale, il popolo non è più sovrano', 'NON IN MIO NOME QUESTA VOLTA', e qualsiasi altra vostra ragione.....) COSI FACENDO NON VOTERETE, NON VI PERDERETE NEL BUCO NERO DEL NN VOTO,ED EVITERETE CHE IL VOTO NULLO O BIANCO SIA CONTEGGIATO COME QUOTA PREMIO PER IL PARTITO CON PIU' VOTI!!!"
Fate vobis...
Io non vado a votare, comunque!

sabato 8 marzo 2008

8 Marzo

Le quote rosa. Che offesa! In lista non perchè si è brave, ma perchè si è donne.
La 194. Legge che regola l'aborto. Una tragedia per tutte le donne. E questi clerico-fascisti del vaticano che vogliono "rivederla", "migliorarla", "applicarla completamente". E quella vacca di Giuliano Ferrara che si veste da papista.
Il divorzio. Lo sfascio della "famigghia", come dicono in Sicilia. Era meglio, forse, quando le donne stavano insieme a mariti violenti o ubriaconi o traditori? Così salvavano la "famigghia". Mah. A me pare che a minare la famiglia siano il precariato, il mutuo, lo stipendio. Non le donne. Non il divorzio.
La RU - 486. La pillola del giorno dopo. Da noi è vietata. Perchè scopare è peccato. E chi lo dice? Il vaticano. I cui preti pedofili ancora amministrano i sacramenti. I politicanti italiani. Tutti. Dai clericali alla Buttiglione fino agli atei devoti. Che sono "i peggio" di tutti.
La mimosa. A 5 euro. 10 mila lire. Ma vaffanculo, va.

Chissà se Rosa Luxemburg, donna con le palle, quando propose di dedicare l'8 marzo alla commemorazione delle operaie morte nel rogo della fabbrica dove lavoravano, pensava che l'8 marzo sarebbe diventata l'ennesima festa consumista. L'ennesima, costante, annuale offesa alle donne.
Chissà se lo sapeva. Io penso di no.

venerdì 7 marzo 2008

Breve riflessione sulla questione israeliana


L'ennesimo attentato di ieri sera presso la scuola rabbinica di Merkaz Harav Yeshiva ha, stranamente, sconvolto il Mondo. Dico "stranamente" in quanto mi pare ovvio che ogni attacco israeliano contro i resistenti palestinesi generi una vendetta da parte di questi ultimi, i quali, non potendo disporre delle armi e delle tecnologie di guerra di Israele, reagiscono con atti di terrorismo stragista. Eppure, i potenti del Mondo Moderno sono subito pronti a difendere Israele e ad esprimere (giustamente) solidarietà a seguitò di fatti così dolorosi; non sono, però, altrettanto solerti a solidarizzare con un popolo, quello palestinese, privato da sessant'anni della propria terra e addirittura di un proprio Stato. E' bene ricordare a tutti un pò di storia: Israele, avamposto capitalista nel medioriente, è uno stato nato per imposizione delle potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale, le quali, adoperando la "scusa" del risarcimento nei confronti del popolo ebraico che aveva rischiato l'estinzione a seguito delle politiche naziste, crearono uno Stato-fantoccio in una terra già abitata da secoli dal popolo palestinese.

Condannare un attentato ed una strage mi pare talmente ovvio, che mi stupisco quando non viene fatto: sinceramente, non ricordo prese di posizioni dell'Onu in difesa del popolo palestinese e contro Israele.

La soluzione da molti ventilata ("due popoli, due stati") mi sembra onestamente la più ragionevole, ma voglio sia chiaro che tale soluzione è una CONCESSIONE nei confronti di Israele, non nei confronti della Palestina. Se nel Medioriente esiste uno stato illeggittimo, quello è Israele.

giovedì 6 marzo 2008

Io sono Spartano. Ricostruiamo Sparta.



Atene è la città della modernità e della democrazia. Una città economicamente all'avanguardia, ricca e prosperosa. Organizzata orizzontalmente, è una città che vive di mercato più che di cultura, di realismo più che di ideali. Lacerata da vizi e da grandi differenze sociali, Atene li maschera bene, mettendo in evidenza ideali quali Pace, Libertà, Democrazia.

Sparta è la città della Tradizione e dell'aristocrazia guerriera. L'economia è, per gli spartani, nulla più di uno strumento per vivere, ma non è certamente una ragione di vita. Sparta vive di Ideali: Eroismo, Guerra, Aristocrazia. L'uomo di Sparta è un uomo che antepone la virtù al vizio, genera e cresce figli forti nel fisico e negli Ideali. Sparta combatte la Modernità e la Democrazia: solo chi vale, va avanti.

Io sono uno spartano. Cittadino della Sparta del XXI secolo. Perchè Sparta non è morta: non può morire. Sparta è distrutta: deve essere ricostruita. E solo gli spartani del XXI secolo possono edificarla. Uomini Nuovi ancora in piedi in un mondo di rovine. Nè rivoluzionari, nè rivoltosi: Ribelli.

Ricostruiamo Sparta. Dichiariamo guerra ad Atene. La Atene del XXI secolo: capitalista, moderna, liberista, patria del pensiero unico e della globalizzazione, in cui l'Economia domina la Politica, in cui gli Ideali sono costantemente stuprati dal Pragmatismo e dal Moderatismo.

Chi è pronto per questa impresa?

lunedì 3 marzo 2008

Il trionfo del calcio vecchio stampo

L'invincibile armata nerazzurra è distrutta. Il monumento al calcio moderno, internazionale, multinazionale, il calcio dei ricchi e dei potenti, dei calciatori superpagati... è stato abbattuto da un Napoli vecchia maniera. Aggressivo e tenace, come la più dura delle provinciali. Grinta e contropiede, come il calcio all'italiana di una volta. Gomiti spigolosi, tacchetti alti, magliette sudate... e un pubblico - lasciatemelo dire - d'altri tempi. 60mila tra paganti e abbonati, quindi almeno 65mila presenti! Un tifo spettacolare, con una curva A davvero superlativa. Quando il San Paolo fischiava, non si sentiva nulla: i giocatori in campo dovevano urlare a squarciagola per comunicare tra loro.
Per battere l'Inter bisognava fare un partita perfetta: il Napoli l'ha fatta. Chiaramente, i riflettori sono stati puntati sulle giocate di Lavezzi, sul peso specifico di Zalayeta, sulle percussioni di Hamsik, sulle aperture di Gargano. Mi piace, però, sottolineare la prestazione di coloro che sono raramente sulla bocca dei cronisti e degli sportivi: la grinta di Contini, l'eleganza di Cannavaro, Santacroce sempre di anticipo, la presenza di Gianello, i kilometri macinati da Mannini, la combattività di Blasi, la sorprendente precisione di Savini.
A fine partita, Mancini ha sottolineato che l'arbitro doveva espellere Contini e che Julio Cesar ha sbagliato: non ha mica detto che il Napoli ha fatto un partitone e che Julio Cesar è stato il migliore in campo tra i nerazzurri! Vabbè, prendersela con l'arbitro è lo sport preferito dai perdenti, e da coloro che vincono scudetti di cartone o a tavolino. Ancora c'è qualcuno che blatera di moviola in campo e non capisce che l'invasività delle nuove tecnologie sta diventando preoccupante.
Il Napoli ha vinto perchè Napoli è scesa in campo di fianco ai "ragazzi terribili", come dice Raffaele Auriemma. Ha vinto perchè Gargano è brutto, ma corre come un dannato; perchè Blasi non perde mai un contrasto; perchè il Pocho sembra uno scugnizzo col pepe al culo. Agli interisti lasciamo i loro miliardari ingaggi e gli scudetti di cartone; noi ci teniamo stretti questa "baby gang".
tratto da Avanti a Gamba Tesa http://avantiagambatesa.blogspot.com

domenica 2 marzo 2008

Elogio di Chiambretti

Un tipo "che non gli daresti una lira". Basso. Non certo bello. Buffo. Eppure, miseria baldracca, se questo Festival di Sanremo non è morto tra atroci sofferenze (di auditel, ovviamente...), è grazie soprattutto a Pierino la Peste. Il quale è riuscito ogni volta a sorprendere: con una battuta pungente, con un'espressione particolare, con un'ironia piccante ma mai volgare. A partire dalle improbabili scarpe tricolore, Chiambretti da Torino ha fatto vedere come si può rimanere saldamente ancorati alla tradizione festivaliera, eppure improvvisare de innovare. Il confronto con Baudo è inclemente: Pippo è un cadavere in putrefazione, che incomprensibilmente continua a presentare Sanremo, quando potrebbe dar spazio ad altri presentatori (io sponsorizzo Fiorello o Gerry Scotti...); Piero è una furia mentale, misurata nei gesti e provocatoria nelle frasi. I ripetuti sketch sulla par condicio e le elezioni prossime venture sono stati alle volte esilaranti. Baudo è stata una discreta spalla del comico torinese, ma niente di più.

sabato 1 marzo 2008

Salutismo liberticida

Una patente per fumare. Questa è l'ultima, geniale, trovata del professor Julian Le Grand della prestigiosa London School of Economics e all'esame del governo britannico. Per averla, oltre a sborsare 10 sterline, sarà necessario essere maggiorenni e in possesso di un certificato medico che attesti le buone condizioni di salute del soggetto. Senza la patente, annuale e rinnovabile, nessuno potrà acquistare il classico pacchetto di sigarette dal tabaccaio. Il deterrente non è costituito dal prezzo della patente, modesto, ma dal defatigante iter burocratico cui sarebbe costretto, ogni anno, il fumatore per ottenerla.Questa lotta al fumo sta diventando grottesca oltre che sempre più liberticida. E' grottesca perchè è come se uno bruciandogli la casa si preoccupasse innanzitutto del canile. Perchè se è vero che molte persone si ammalano di cancro ai polmoni perchè fumano, infinitamente di più se ne ammalano per l'aria inquinata che respirano frutto del nostro sistema produttivo. Con la differenza che mentre le prime hanno almeno soddisfatto un piacere, le seconde nemmeno quello. Ma poichè il sistema produttivo è intoccabile, dio guardi, ci si accanisce sui fumatori.Capisco il divieto di fumare nei luoghi pubblici. Perchè l'esercizio di un diritto di libertà trova il suo limite nell'altrettale diritto altrui di non venirne danneggiato. Ma se io fumo per conto mio sono esclusivamente fatti miei. E se, per soddisfare un piacere, ritengo accettabile di rovinare la mia salute (sempre che ciò poi realmente avvenga) sono ancora fatti miei in cui nessuno, tantomeno lo Stato, ha diritto di mettere il becco. Si è tanto tuonato, in democrazia, contro lo Stato Etico, di impostazione autoritaria, che pretende di imporre le sue regole morali e le condotte private ai cittadini, ed ecco che rispunta fuori in versione salutista. Tanto è vero che il professor Le Grand afferma che il suo è un tentativo, che va oltre la questione del fumo, di "correggere gli stili di vita sbagliati". Ma chi ha diritto di decidere quali sono gli stili di vita "sbagliati"? (E, sia detto di passata, fa rabbrividire quel 'certificato di buona salute' richiesto al fumatore per avere la sua pirandelliana patente, per cui si vorrebbe impedire anche a chi è ammalato di qualsiasi altra cosa la soddisfazione di fumarsi qualche sigaretta).Si obbietta che il fumatore, quando poi si ammala, ricade sul Servizio Sanitario Pubblico, cioè sulla collettività. Ma a parte il fatto che anche i fumatori contribuiscono, come gli altri, a sostenere il Servizio Sanitario, questo argomento infame è tipico di un'epoca che subordina tutto, a cominciare dall'uomo, alla razionalità economica e potrebbe avere anche altre utili applicazioni. Perchè mai la collettività dovrebbe sobbarcarsi le cure di una persona che (magari proprio perchè ha condotto una vita morigerata) ha la malagrazia di vivere fino a 90 anni, pesando così in modo insopportabile sulla Sanità Pubblica (e infatti in alcuni civilissimi e razionalissimi Paesi scandinavi si pensa di negare le cure a chi ha superato una certa età)? Perchè si dovrebbe accollare le cure del figlio down di una coppia che pur sapendo che sarebbe nato tale lo ha voluto lo stesso invece di ricorrere a un razionale aborto? Perchè dovrebbe curare una persona che ha fatto, spensieratamente l'amore senza preservativo e si è beccata l'Aids? La verità è che, come già non bastasse l'omologazione negli stili di vita portata dalla globalizzazione economica, si tende a creare un normotipo, perfettamente funzionale al sistema, scartando, come pezzi difettosi, tutto ciò che non vi corrisponde.Nel Sud Africa dell'apartheid la polizia si appostava sugli alberi per controllare che un bianco non si accoppiasse con una donna con un quarto di sangue di colore. Avremo anche noi, presto, una psicopolizia, di orwelliana memoria, che non si apposterà sugli alberi, che nelle città sono stati eliminati a favore del più redditizio e razionale cemento, ma sulle gru per controllare se facciamo una vita morigerata, giudiziosa, benpensante, se non fumiamo, se usiamo il preservativo, se andiamo a dormire all'ora giusta, dopo 'Porta a Porta' o il Tg o il Festival di Sanremo, perchè sia salva, se non quella psichica, la nostra salute fisica?
Massimo Fini
da Il Gazzettino 29 febbraio 2008
Ma stiamo scherzando? Purtroppo no... è incredibile constatare quotidianamente quanto la "democrazia" del nuovo millennio sia liberticida e anteponga calcoli di natura economica alle libere scelte dei cittadini.La vita è un diritto, non un dovere.