mercoledì 27 febbraio 2008

La società della Decrescita

Berlusconi e il nucleare
Per anni ci hanno riempito la testa di paroloni quali "svilluppo sostenibile" e "progresso sensibile". Ci hanno parlato di "ambientalismo del fare" e di "impatto ambientale".
Il presupposto ideologico e culturale che stava e sta alla base di tali affermazioni è che il progresso, il futuro, avesse dei conti da pagare molto più bassi dei miglioramenti che generava. Ultimamente, politicanti di tutti gli schieramenti politici stanno rivalutando l'energia nucleare: addirittura, Berlusconi e Veltroni (cioè i due leaders degli schieramenti "contrapposti" alle prossime elezioni politiche) hanno inserito il nucleare all'interno dei programmi elettorali: il primo, Berlusconi, dichiarando che il nucleare è l'unica possibilità per ridurre il gap energetico italiano rispetto al resto d'Europa; il secondo, Veltroni, con maggior cautela del Cavaliere si è dichiarato disponibile a rivedere il NO secco al nucleare che sempre la sinistra italiana ha posto nell'agone politico.
Sarebbe facile ricordare a lorsignori che un referendum ha vietato l'energia nucleare in Italia, che i paesi europei (come Francia e Germania) stanno chiudendo le fabbriche nucleari, che l'energia nucleare è, ad oggi, la più pericolosa fonte di energia a disposizione dell'Uomo, che la rinascita di fabbriche nucleari in Italia ridurrebe del 2% il fabbisogno energetico nazionale.
A lorsignori, invece, rispondo facendo notare che l'ideao di sviluppo, di progresso, di modernizzazione è ormai morta: il pianeta Terra sta raggiungendo il punto di non-ritorno, e pertanto non è più possibile svilupparsi. Anzi, bisogna decisamente frenare, ed invertire la rotta. Alla crescita "a tutti i costi" va sostituita la Decrescita.
Avrò modo, in futuro, di illustrare in maniera approfondita cosa significa Decrescita, e i correlati Autoconsumo e Altroconsumo. Oltre ad invitarvi a visitare il links presenti in questo blog (Decrescita e Decrescita Felice) vi invito anche a leggere i seguenti otto punti espressi da Serge Latouche, professore di Scienze Economiche all'Università di Paris-Sud (Francia), esponente di riferimento del movimento altermondialista e antimodernista, il quale ha sintetizzato la sua proposta "in otto R":
Rivalutare. Rivedere i valori in cui crediamo e in base ai quali organizziamo la nostra vita, cambiando quelli che devono esser cambiati. L’altruismo dovrà prevalere sull’egoismo, la cooperazione sulla concorrenza, il piacere del tempo libero sull’ossessione del lavoro, la cura della vita sociale sul consumo illimitato, il locale sul globale, il bello sull’efficiente, il ragionevole sul razionale. Questa rivalutazione deve poter superare l’immaginario in cui viviamo, i cui valori sono sistemici, sono cioè suscitati e stimolati dal sistema, che a loro volta contribuiscono a rafforzare.
Ricontestualizzare. Modificare il contesto concettuale ed emozionale di una situazione, o il punto di vista secondo cui essa è vissuta, così da mutarne completamente il senso. Questo cambiamento si impone, ad esempio, per i concetti di ricchezza e di povertà e ancor più urgentemente per scarsità e abbondanza, la “diabolica coppia” fondatrice dell’immaginario economico. L’economia attuale, infatti, trasforma l’abbondanza naturale in scarsità, creando artificialmente mancanza e bisogno, attraverso l’appropriazione della natura e la sua mercificazione.
Ristrutturare. Adattare in funzione del cambiamento dei valori le strutture economico-produttive, i modelli di consumo, i rapporti sociali, gli stili di vita, così da orientarli verso una società di decrescita. Quanto più questa ristrutturazione sarà radicale, tanto più il carattere sistemico dei valori dominanti verrà sradicato.
Rilocalizzare. Consumare essenzialmente prodotti locali, prodotti da aziende sostenute dall’economia locale. Di conseguenza, ogni decisione di natura economica va presa su scala locale, per bisogni locali. Inoltre, se le idee devono ignorare le frontiere, i movimenti di merci e capitali devono invece essere ridotti al minimo, evitando i costi legati ai trasporti (infrastrutture, ma anche inquinamento, effetto serra e cambiamento climatico).
Ridistribuire. Garantire a tutti gli abitanti del pianeta l’accesso alle risorse naturali e ad un’equa distribuzione della ricchezza, assicurando un lavoro soddisfacente e condizioni di vita dignitose per tutti. Predare meno piuttosto che “dare di più”.
Ridurre. Sia l’impatto sulla biosfera dei nostri modi di produrre e consumare che gli orari di lavoro. Il consumo di risorse va ridotto sino a tornare ad un’impronta ecologica pari ad un pianeta. La potenza energetica necessaria ad un tenore di vita decoroso (riscaldamento, igiene personale, illuminazione, trasporti, produzione dei beni materiali fondamentali) equivale circa a quella richiesta da un piccolo radiatore acceso di continuo (1 kw). Oggi il Nord America consuma dodici volte tanto, l’Europa occidentale cinque, mentre un terzo dell’umanità resta ben sotto questa soglia. Questo consumo eccessivo va ridotto per assicurare a tutti condizioni di vita eque e dignitose.
Riutilizzare. Riparare le apparecchiature e i beni d’uso anziché gettarli in una discarica, superando così l’ossessione, funzionale alla società dei consumi, dell’obsolescenza degli oggetti e la continua “tensione al nuovo”.
Riciclare. Recuperare tutti gli scarti non decomponibili derivanti dalle nostre attività.

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