lunedì 2 giugno 2008

Der Stirner

Ciò che segue è un pezzo della pagina di Wikipedia dedicata ad uno dei pensatori più originali e ribellisti (non rivoluzionari, si noti bene) della storia: Max Stirner, la cui opera "L'Unico e la sua proprietà" mi affascina ancora oggi. In particolare, in questo passo si parla della concezione politica di Stirner, dell'individualismo e della libertà. Voi che ne pensate di queste idee?
Stirner pone l’individuo al centro del mondo in quanto è già dotato di per sé di una sua assolutezza: anche la libertà deve essere assoluta in sé e per sé, se non lo fosse non sarebbe più libertà, non dobbiamo cercare di limitarla. Va da sé, però, che un siffatto modello di libertà non è praticabile perché la libertà di un individuo non può coincidere con quella di un altro individuo. Sta, comunque, di fatto che la libertà può essere esclusivamente assoluta.
Il problema risiede nel trovare un compromesso tra libertà assoluta (impraticabile) e libertà determinata (che non è autentica libertà). Stirner sceglie la libertà individuale: “si può perdere la libertà, ma la libertà spetta solo a noi”, è una scelta momentanea che si presenta all’individuo in ogni momento della sua vita. L’individuo deve avere la proprietà della libertà, non basta dirsi liberi, io devo poter fare o non fare ciò che desidero; a Stirner non interessa realizzare l’ideale della libertà, quello a cui punta è di avere la libertà, l’uomo diventa libero se riesce a sottoporre la libertà al proprio volere (non basta l’ideale).
La libertà deve liberare l’unicità quale dimensione autentica dell’individuo, la libertà così posta è teoricamente infinita e senza confini, io individuo e solo io posso sottoporla a dei limiti. La libertà così intesa si esplica al di fuori di ogni codificazione; è possibilità di essere, di avere, etc. Per sfruttare la mia libertà posso usare ogni mezzo, addirittura l’ipocrisia e l’inganno. Dal punto di vista delle istituzioni politiche non vi può essere alcun rapporto tra istituzioni e libertà dell’individuo, il diritto, solo per il fatto di esserlo, si pone al di fuori della mia individualità (in quanto è stato elaborato con strumenti che esulano, appunto, dalla mia individualità).
I diritti mi sono stati concessi e non sono atto della mia libertà: basta ciò per considerarli un qualcosa che imbriglia la libertà; non sono io che mi approprio dei diritti, sono un qualcosa che gli altri mi concedono, importa poco se questa concessione avvenga ad opera di pochi, uno o molti. Si tagliano, così, i ponti anche con una concezione politica ultrademocratica: è sempre un qualcosa di collettivo, a Stirner interessa invece l’individualità.
Una parte importante dell'"Unico e le sue proprieta'" dimostra come non esiste una vera e assoluta "libera concorrenza" in presenza di uno Stato. La libera concorrenza significa "egalité" davanti allo stato; e l'uguaglianza di fronte al "fantasma" di uno Stato dissolve quella che è la concezione stirneriana dell'Unico come differenza assoluta, e non differenza "da". Si concorre sempre e solo con la grazia dello Stato. Lo Stato, in altre parole, concede diritti (tra i quali quello di potere essere in concorrenza) solo per formarsi dei "servi".
Stirner cerca di differenziare più volte la rivoluzione con la rivolta; la rivoluzione è del popolo, mentre la rivolta è del singolo. Questo svalutazione del concetto di rivoluzione è in qualche modo pensata anche da Klossowski,filosofo francese. L'Unico di Stirner non è l'ennesimo fantasma della metafisica occidentale: non c'è un'essenza umana,un modello a cui l'uomo singolo, l'Unico si deve adeguare o con il quale deve fare i conti. L'unico si autofonda.
Non si deve lottare,secondo Stirner,per il "diritto" alla liberta'(di stampa,di parola ecc.ecc.). Su questo punto concorda anche Baudrillard in "Lo scambio simbolico e la morte": Baudrillard accenna al carattere mistificatorio di chi si batte per il diritto alla sicurezza. Della sicurezza in sè per se' a nessuno importa. E questo perche' la sicurezza è il prolungamento industriale della morte.

4 commenti:

Simone ha detto...

mmm
Il discorso fila ma io non lo condivido perchè come sai io antepongo il collettivo al singolo individuo.
Concordo però nel rapporto difficile tra libertà e istituzioni.
Secondo me la libertà individuale non può essere infinita o si rischia di compromettere il collettivo.
Ma questi limiti non devono essere imposti dallo Stato, dev'essere l'individuo stesso a capire quando si deve fermare.

Anonimo ha detto...

Post complesso questa volta, eh?
Comunque non credo che Stiner voglia anteporre nella pratica la libertà del singolo su quella collettiva, credo piuttosto che il tutto vada interpretato da un punto di vista filosofico.
Per quanto concerne il concetto di libertà, per me è più una scelta di fede che una via politica.
Non mi pesa perdere qualcosa per l'interesse collettivo (sempre che non si tratti di registrimenti in nome della sicurezza e cose simili e strumentali).
In via tutta teorica, condivido, quando Stainer vede nel Diritto, il restringimento della libertà individuale.
Sacrosante le parole di Baudrillard, sul fatto che la sicurezza sia il prolungamento industriale della morte.

Anonimo ha detto...

errata corrige: "restringimenti" e non "registrimenti".

stefanodilettomanoppello ha detto...

ma che dire in queste situazioni.

Io voto Dio