mercoledì 16 aprile 2008

Analisi del voto

Elezioni politiche 2008: terremoto o scossa di assestamento? Tutti gli addetti ai lavori, che poi non sono addetti a niente, continuano a ritenere "rivoluzionario" il voto espresso dagli italiani il 13 - 14 aprile. Io, di rivoluzionario, non ci vedo assolutamente nulla. Forse perchè al termine "rivoluzione" associo un cambiamento strutturale, sostanziale, dell'agire socio-economico e politico (e poi, culturale). Cosa è cambiato in Italia, invece? Nulla, assolutamente nulla. Dopo due anni di pausa, Berlusconi è tornato al potere. Ha un alleato in meno (Casini), che però per sua natura scende facilmente a compromessi; ha un alleato forte (la Lega), che dopo l'exploit di voti influenzerà le politiche del governo; ha un avversario morbido (il PD) che ha aumentato dell'1% i voti del vecchio Uniti nell'Ulivo (DS + Margherita) e che continua sempre a dire che bisogna mettersi d'accordo, che le regole vanno scritte insieme, che la Costituzione va modificata, che su molti punti le ricette tra PDL e PD sono le stesse.
Un cambio alla guida, insomma: ma la strada da percorrere è sempre la stessa. La strada della "modernità", del "know how", della "globalizzazione", della "concorrenza". E chi non vuole questa strada? E' fuori dal Parlamento.
Mi riferisco in primis alla Sinistra Arcobaleno, stomachevole invenzione di quel socialdemocratico di Bertinotti: niente falce e martello, niente bandiere rosse, cancellazione della parola "comunismo", alleanza con l'ambientalismo sciatto e cogli epurati del pd. Risultato? 3% e nessuna rappresentanza parlamentare.
Il progetto Sinistra Arcobaleno è stato bocciato da tutti: dagli elettori, che hanno preferito il voto utile; dai militanti, che hanno in massa puntato sull'astensione e sui voti alle liste minori; dagli stessi esponenti della sinistra (Diliberto e Rizzo) che si sono autoesclusi dalle liste elettorali, e non ne hanno voluto sapere di aderire ad un progetto politico unitario che presupponeva l'abbandono dei simboli e delle tematiche del comunismo.
Mi viene in mente, parafrasando Tomasi di Lampedusa, che "tutto deve cambiare, se tutto deve rimanere così come è": in Italia c'è stata la "rivoluzione", ma non è cambiato nulla.

1 commento:

Simone ha detto...

E io continuo a dire che queste elezioni rappresentano anche il trionfo formale di un pensiero che nei fatti si era già affermato.
A livello mondiale stiamo assistendo a una progressima omogeneizzazione di ogni cosa, dai governi, alle monete (oltre all'Euro preto potrebbe esserci l'Amero), alle istituzioni sovranazionali.
Non vi viene in ment che forse stiamo andando verso il sistema unico globale?
Guardate Zeitgeist!