venerdì 7 marzo 2008

Breve riflessione sulla questione israeliana


L'ennesimo attentato di ieri sera presso la scuola rabbinica di Merkaz Harav Yeshiva ha, stranamente, sconvolto il Mondo. Dico "stranamente" in quanto mi pare ovvio che ogni attacco israeliano contro i resistenti palestinesi generi una vendetta da parte di questi ultimi, i quali, non potendo disporre delle armi e delle tecnologie di guerra di Israele, reagiscono con atti di terrorismo stragista. Eppure, i potenti del Mondo Moderno sono subito pronti a difendere Israele e ad esprimere (giustamente) solidarietà a seguitò di fatti così dolorosi; non sono, però, altrettanto solerti a solidarizzare con un popolo, quello palestinese, privato da sessant'anni della propria terra e addirittura di un proprio Stato. E' bene ricordare a tutti un pò di storia: Israele, avamposto capitalista nel medioriente, è uno stato nato per imposizione delle potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale, le quali, adoperando la "scusa" del risarcimento nei confronti del popolo ebraico che aveva rischiato l'estinzione a seguito delle politiche naziste, crearono uno Stato-fantoccio in una terra già abitata da secoli dal popolo palestinese.

Condannare un attentato ed una strage mi pare talmente ovvio, che mi stupisco quando non viene fatto: sinceramente, non ricordo prese di posizioni dell'Onu in difesa del popolo palestinese e contro Israele.

La soluzione da molti ventilata ("due popoli, due stati") mi sembra onestamente la più ragionevole, ma voglio sia chiaro che tale soluzione è una CONCESSIONE nei confronti di Israele, non nei confronti della Palestina. Se nel Medioriente esiste uno stato illeggittimo, quello è Israele.

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