giovedì 27 marzo 2008

Effetti collaterali della democrazia bushiana.

All'uscita della sua cella, il giorno che lo hanno liberato, Sami el Laithi ha trovato anche una sedia a rotelle, l'unico mezzo con cui poter finalmente abbandonare la Baia di Guantanamo. Rilasciato perché innocente, Sami conosce infatti ora un'altra prigione che lo bloccherà per sempre: la paralisi. Le torture di quei lunghi quattro anni di prigionia hanno danneggiato irreparabilmente infatti la sua spina dorsale rendendogli impossibile qualsiasi movimento. Era l'ottobre 2005 quando, prosciolto dal tribunale militare statunitense dall'accusa di "nemico dello Stato", Sami è stato rispedito nel suo paese: ad attenderlo la sezione per criminali dell'ospedale Qasr el Eini del Cairo. «Da allora sono parte di questa sedia - racconta Sami al quotidiano egiziano Daily News - quando sono tornato in Egitto i miei sentimenti erano confusi, ero contento e allo stesso tempo avevo paura. Sapevo dentro di me comunque di essere un uomo finito. Anche se avessero tentato di uccidermi non avrebbero fatto un gran danno: io sono già morto».Sami è rimasto nell'ospedale del Cairo per molto tempo. Oggi è convinto di essere stato liberato solo per le condizioni fisiche e grazie al fratello Hatem. E' stato quest'ultimo che leggendo distrattamente il giornale si è accorto nella primavera del 2006 di un articolo a proposito di Guantanamo e dei prigionieri egiziani. Con i suoi amici è andato alla redazione del quotidiano el Waft per avere maggiori chiarimenti, determinato a trovare il fratello. E' stato lui ancora a presentare la lettera al presidente Mubarak di scarcerazione e a riportare finalmente Sami a casa. Shubra Al-Qas, piccolo villaggi nel Delta dell'Egitto. Da allora i movimenti di Sami e di tutta la sua famiglia sono seguiti meticolosamente dai servizi segreti egiziani, anche se nessuno sa bene il perché: «Sono in una nuova prigione, non lo vedono? - si domanda Sami - dove vogliono che vada in queste condizioni?» Qualche tempo dopo il rilascio una delle più grandi organizzazioni per i diritti umani dell'Egitto promise di coprire i costi per il processo che Sami vorrebbe intentare contro l'amministrazione di Washington, ma poi nulla è accaduto. Tante le promesse fatte nei giorni del ritorno, quando Sami finì sui tutti i media, ma nessuna è diventata realtà. Come quella del proprietario dell'ospedale tedesco di Gedda, che dopo aver giurato di voler pagargli il pellegrinaggio alla Mecca e il processo si è dileguato nell'aria. «Non posso neanche lavorare come mi mantengo? Se potessi uccidermi lo farei» dice oggi l'ex prigioniero di Guantanamo. Neanche Hatem ha un lavoro, il suo vecchio posto di interprete dell'esercito gli è stato negato proprio alla notizia della prigionia di Sami. E nessuno glielo ha ridato. Allora a Sami e a Hatem non resta che aspettare, non sanno neanche loro probabilmente cosa. Come forse fanno anche altri reduci di Guantanamo. Secondo il governo del Cairo sono 5 i cittadini egiziani passati per il carcere Usa: Alaaeddin Mohamed Salem, Reda Fadel El-Weleli, Sami El-Leithi, Adel Fattouh El-Gazzar e Sherif El-Newsashad. Come el-Leithi anche Salem è stato liberato, ma si è fatto portare in Albania, dove ha chiesto asilo politico. Degli altri non si hanno più notizie certe.

5 commenti:

Simone ha detto...

Ciò che avviene a Guantanamo e simili è un classico esempio di quanto la [sedicente] informazione possa distorcere i fatti, mettendosi al servizio del potere.
L'ingiustizia che regna in quei posti è così evidente che la gente non riesce a percepirla e pensa che tutto sia in ordine.
La verità è che da sempre si tratta di un covo di illegalità internazionale spudorata, basti pensare ai prigionieri afghani, fatti passare come terroristi, e che in realtà erano combattenti dell'esercito regolare che quindi vanno trattati con il rispetto delle norme del caso.

Anonimo ha detto...

Bravi, bravi, bravi, finalmente qualcuno che si e ci ricorda, che esiste nel mondo, un luogo infame, dove vengono detenuti e maltrattati esseri umani... per la gioia dei nuovi imperatori.

Antonio Nemo ha detto...

... speriamo solo che cambi qualcosa pure in America, ma ne dubito fortemente.

Simone ha detto...

Antonio, mi raccomando, quando hai un paio d'ore libere guarda Zeitgeist.
E' interamente visibile su Google - http://video.google.it/videoplay?docid=4684006660448941414
Buona visione!

Anonimo ha detto...

e se ne parla pure poco purtroppo.